Studio Usa: la Cannabis blocca metastasi di alcuni tumori

22 Settembre 2012
Mattia Sguazzini
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cannabisSecondo uno studio statunitense, il cannabidiolo, estratto della pianta della cannabis, blocca la metastasi dei tumori contenenti il gene ID-1.
La ricerca che dimostra tale efficacia è stata condotta dal California Pacific Medical Center di San Francisco, ente molto attivo nella ricerca per la lotta contro il cancro.

Un’equipe dello stesso centro di ricerca, già nel 2007, aveva compiuto studi che riconoscevano l’efficacia del cannabidiolo per contrastare la metastasi del cancro al seno. All’epoca, anche in Italia, il prof. Umberto Veronesi riconobbe il potenziale della cannabis, nonostante il suo utilizzo fosse “una strada mai esplorata a causa di condizionamenti psicologici”. E già all’epoca l’impatto della scoperta fu notevole.

Oggi la scoperta è il risultato di una collaborazione tra i team di due ricercatori: Sean McAllister, studioso degli effetti del cannabidiolo, già collaboratore importante alla pubblicazione del 2007 assieme all’altra mente, Pierre Desprez, biologo molecolare, che lavora da decenni per cercare di comprendere il metodo per bloccare il gene ID-1, “motore” di molti tipi di tumore. La collaborazione tra le due squadre ha fatto comprendere loro che il cannabidiolo, composto né tossico né psicoattivo, ricavabile dalla cannabis, può disattivare gli effetti del gene ID-1. Desprez dichiara che, una volta a contatto con il cannabidiolo le cellule tumorali “hanno smesso di diffondersi ed è tornato alla normalità”.
La soddisfazione della collaborazione è componente principale dell’entusiasmo dei due ricercatori: “Non avremmo trovato questi risultati da soli: ecco perché la collaborazione è essenziale per la scoperta scientifica”.

La collaborazione aveva già portato ai risultati del 2007, accolti con una tal positività dalla comunità scientifica mondiale, che iniziarono subito le sperimentazioni in laboratorio e sugli animali, e ora la scoperta si è allargata. Dal blocco della metastasi del cancro al seno hanno scoperto “che il cannabidiolo funziona con molti tipi di tumori aggressivi al cervello o alla prostata: in tutti i tipi di cancro in cui siano presenti livelli elevati di ID-1”.

La scoperta ha già superato il livello di sperimentazione in laboratorio semplice e anche sugli animali, in cui non è stata rilevata alcuna tossicità, e per questo è stata testata anche per controllare gli effetti contro “una serie di altri disturbi” non meglio specificata. L’impiego del cannabidiolo per rallentare gli effetti della sclerosi, ad esempio, è un’altra realtà recente, ma non si sa se possa essere stata sperimentata, visto il riserbo tenuto su scoperte non verificate con grande certezza. Attualmente l’equipe sta attendendo l’autorizzazione per l’avvio degli studi clinici su esseri umani.

La comunità scientifica sta anche chiarendo ai vari governi la situazione della somministrazione dei principi ricavati della cannabis: finora gli scienziati hanno “usato le iniezioni nella sperimentazione sugli animali e stanno anche testando le pillole, ma non si potrebbe mai ottenere una quantità sufficiente di cannabidiolo solo dal fumo”, che porterebbe, anzi, a effetti negativi.
Durante la “pausa” di attesa per l’autorizzazione, gli scienziati stanno perfezionando il metodo di sintesi del composto in laboratorio, senza dover impiegare direttamente la pianta, sia per poterlo produrre più velocemente, sia per ottenerne un composto puro e più potente.

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