FDA avvia indagini su Monster Energy Drink
La Food and Drug Administration statunitense ha avviato le indagini sulle 5 morti associabili al Monster energy drink.
L’ultimo caso è quello di Anais Fournier, una quattordicenne del Maryland con una aritmia cardiaca, morta dopo aver bevuto due lattine della bevanda in 24 ore. Dopo sei giorni di coma, è stata dichiarata cerebralmente morta il 23 dicembre 2011. L’eccesso di caffeina è risultata tossica per la già ridotta capacità del suo cuore di pompare il sangue, e ciò ne ha causato la morte secondo gli esiti dell’autopsia.
I suoi genitori hanno fatto causa all’azienda Monster Beverage Corp., l’azienda produttrice, sostenendo che la stessa non informi adeguatamente i consumatori dei rischi connessi con l’assunzione di bevande con alta concentrazione di caffeina.
L’azienda non si ritiene responsabile per la morte della ragazza, hanno replicato in un comunicato: “Monster Corp. non è a conoscenza di fatalità causate da sue bevande” e si difenderanno con vigore.
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L’indagine della Food and Drug Administration statunitense, include anche le gomme energetiche , salite alle stelle in popolarità negli ultimi anni. Questi prodotti contengono una notevole quantità di caffeina, zucchero e altri ingredienti che possono portare a gravi effetti collaterali come l’insonnia, l’aumento del battito cardiaco , agitazione, irritabilità, crisi cardiache ed eventualmente anche la morte.
Lo stesso dicasi per integratori energetici e altri stimolanti. Agiscono direttamente sul sistema nervoso centrale e possono portare alla disidratazione e perdita di nutrienti che hanno un effetto calmante sul sistema nervoso centrale. Questo effetto combinato può causare agitazione e disturbi del sonno e potenzialmente portare allo sviluppo di problemi di ansia a lungo termine.
Monster è il principale energy drink bevuto negli Stati Uniti, con un volume d’affari che copre il 39% del mercato: le sue azioni sono scese di oltre il 14% da lunedì scorso, giorno della dichiarazione ufficiale di avvio delle indagini.
