Ministero della Salute: in Campania non c'è un legame tra rifiuti e tumori

10 Gennaio 2013
Viviana Passaretti
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Rifiuti-CampaniaLo smaltimento dei rifiuti in Campania rappresenta una grave piaga sociale ed è oggetto di studi da più di vent’anni, soprattutto la problematica inerente la situazione epidemiologica e l’incidenza dei rifiuti come causa della mortalità per tumore. Dai dati ufficiali non emerge, infatti, alcun legame diretto che possa fare chiarezza, così la popolazione che meriterebbe delle risposte certe è tutt’ora costretta a brancolare nel buio.

Hanno, dunque, destato non poche perplessità le parole del ministro della Salute Renato Balduzzi che ha dichiarato: “A oggi dagli studi non risulta un nesso causale accertato fra lo smaltimento dei rifiuti e la ripercussione sulla salute, ma potenziali implicazioni sulla salute non possono essere escluse”.

Nella relazione presentata in questi giorni emerge che in Campania, nel 2009 il 40% dei decessi sono causati da malattie del sistema circolatorio, così come alte sono le percentuali di morte per malattie dell’apparato respiratorio e dell’ apparato digerente. Addirittura il numero dei decessi tra le donne per diabete mellito è il doppio rispetto al dato nazionale.

Nonostante la mortalità in Campania è superiore ai valori dell’intero Paese, in particolare nella provincia di Caserta e di Napoli, con tassi particolarmente preoccupanti per tumori di fegato, laringe, trachea-bronchi e polmone, prostata e vescica, gli esperti che hanno stilato la relazione hanno sottolineato come i dati non avrebbero nessuna correlazione con il problema rifiuti, bensì la colpa sarebbe da attribuire ai pessimi stili di vita, alla poca partecipazione agli screening nonché ad una scarsa qualità dei servizi di cura.

Nel 2007, è necessario dire, che proprio l’Organizzazione mondiale della sanità asserì che il vivere in aree limitrofe a siti di smaltimento illegale di rifiuti comporta in Campania un aumento del rischio di mortalità e di malattie. Nel 2011, inoltre, lo studio Sebiorec inerente la presunta presenza di diossina e di altre sostane tossiche, effettuato su 900 campioni di sangue e 60 di latte materno tra gli abitanti di 16 Comuni a rischio, ne comprovò l’esistenza.

Gli studi, allo stato, restano controversi, come quelli che stabiliscono una connessione tra l’incremento dei tumori e la presenza di discariche illegali e rifiuti in diverse aree campane, ma i cittadini continuano a volere delle risposte e non si arrenderanno.

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