Psicologia del nudo

10 Gennaio 2013
Laura Elisa Rosato
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La psicologia del nudo: ovvero i processi socio-cognitivi tipici degli esseri umani, le risposte neurali e gli effetti delle percezioni sessiste a immagini di uomini/donne vestiti e svestiti.


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Un affascinante studio dell’American Psychological Association condotto da un team di psicologi tra i quali i Kurt Gray, Joshua Knobe, Mark Sheskin, Paul Bloom e Lisa Feldman Barrett, ha cercato di rispondere alla seguente domanda: le capacità mentali degli individui cambiano radicalmente quando si spogliano?

 

Domanda apparentemente assurda : come può un semplice indumento cambiare il modo di sentire e di agire? Lo studio in esame non è l’unico ad aver approfondito l’argomento. La ricerca dell’APA intende argomentare su come la percezione dell’altro possa essere influenzata da ciò che indossa ( o non indossa) : l’intelligenza ascritta ad un’altra persona dipende dalla sua anatomia e la percezione del dolore e la capacità di agire dipendono dalla quantità di pelle esposta.

 

Nel primo test il team ha mostrato a 159 studenti una varietà di foto. Alcune ritraevano una bella donna di nome Erin, in alcune foto era ritratto solo il suo volto in altre il mezzo busto in bikini. Ad altri studenti è stata mostrata la foto di Aaron, anche lui attraente e anche lui ripreso solo in volto in alcune foto e in altre a petto nudo.

 

Dopo la lettura di una breve descrizione dei due soggetti ritratti è stato chiesto agli studenti di valutare le capacità intellettive dei due rispondendo a 6 quesiti riguardanti l’auto-controllo, la moralità, la capacità di pianificare e una serie di esperienze legate alla capacità di provare piacere, di sperimentare la fame e il desiderio. La scala di valutazione andava da 1 ( meno capaci della media) a 5 ( più capaci della media).

 

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E’ risultato che un corpo seminudo basta a influenzare fortemente la percezione dei due: agli studenti cui è stato mostrato solo il volto hanno giudicato le capacità dei due molto più efficacemente. Il campione che ha visto il tronco di donna e di uomo ha cominciato ad inferire che non fossero più così capaci di autocontrollarsi e quindi vittime del desiderio o più sensibili alla fame. La stessa persona, la stessa espressione, la stessa descrizione.

 

In un secondo test i ricercatori hanno predisposto i volontari a due diversi tipi di atteggiamento mentale: inizialmente hanno chiesto loro di guardare le foto come se fossero su un sito di dating online, concentrandosi dunque su attrattività e fascino e successivamente invece di fingere di essere selezionatori durante un incontro di lavoro e concentrarsi su professionalità e capacità lavorative presunte. Ancora una volta quando si è lasciato pensare ai volontari a fattori come sex appeal e attrattiva gli studenti hanno ceduto alla tendenza di considerarli meno dotati di intelletto e più soggetti a pulsioni. Esattamente all’opposto di quando si è chiesto loro di valutarne intelligenza e professionalità.

 

Ciò riporterebbe in auge un dibattito datato, quello dell’oggettivazione così cara a Kant. In altre parole vedere una persona seminuda o nuda stimola nel cervello il desiderio sessuale e produce una forma di cecità mentale che ci fa considerare l’altro solo un mezzo per raggiungere la propria soddisfazione.

 

Ma la realtà psicologica risulta essere un po’ più complicata e i ricercatori dell’APA sostengono che l’oggettivazione sia un termine fuorviante perché suggerisce che le persone viste come corpi non siano viste come oggetti senza cervello, ma, invece, come più capaci di sperimentare il dolore , piacere, il desiderio, la sensazione e l’emozione: una sorta di ridistribuzione dell’intelletto.

 

Cartesio suggeriva che che gli individui siano dualisti per natura, gli psicologi sono concordi nel definirli dualisti platonici. Platone distingueva due tipi di mente, una per il pensiero e l’altra per le emozioni. Ciò che sorprende è la facilità con la quale si passa dall’una all’altra: è sufficiente vedere solo un pò di pelle nuda.

 

Sulla scia di queste riflessioni Jonah Lehrer si chiede come l’abbigliamento possa aver influenzato le teorie cognitive e , al contrario, come il clima possa influenzare la cognizione…ma questa è un’altra storia.

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