Gli italiani stressati dormono di meno

13 Marzo 2013
Aurora Scudieri
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dormireDormire meno, mangiare peggio. Non è un bel quadro quello che viene fuori degli italiani di oggi.
Secondo una ricerca condotta dal Centro del sonno dell’Ospedale San Raffaele di Milano, rispetto a 30 anni fa gli italiani dormono due ore di meno (rispetto alla canoniche e raccomandate 8 ore).

Oltre a renderci “cronicamente stanchi” dormire di meno incide anche sul nostro metabolismo, facendoci ingrassare e non facilitandoci nello smaltire lo stress e i ritmi del quotidiano.

“È importante – spiega Luigi Ferini Strambi Direttore del Centro del sonno dell’Ospedale San Raffaele di Milanoche il sonno sia collocato nel giusto periodo, diverso per ciascuno di noi e dipendente dal gene dell’orologio biologico. Il 70% della popolazione ha un cronotipo normale e dorme bene fra le undici di sera e le sette del mattino. Per un 20-25% delle persone, invece, il periodo ideale va dalle 2.30 di notte alle 10.30-11 del mattino: chiaro che, a meno di non avere orari di lavoro flessibili, questi “gufi” avranno problemi di concentrazione e di rendimento quando si svegliano presto. Il restante 5% sono le “allodole” che tendono a coricarsi attorno alle 8-9 di sera per svegliarsi alle 4.30-5 del mattino”.

Secondo lo studio, le nuove tecnologie influirebbero anche sulle ore di sonno. “E’ necessario però fare una distinzione – continua Ferini Strambi – del 30% degli italiani che soffre di insonnia, solo il 15% di questi è affetto disturbo vero che potrebbe e vorrebbe dormire, ma non ci riesce”

Altra storia invece per il restante 15% che invecevorrebbero dormire, ma non lo fa per impegni di lavoro o perché immersi fino a notte fonda su apparecchi tecnologici.
Le nuove tecnologie utilizzate fino a terda notte, infatti, non aiutano certo a rilassarsi, anzi provocano uno stato di allerta costante che interferisce con il riposo, compromettendolo.

I numeri parlano da soli. Gli adolescenti europei 30 anni fa dormivano in media 9,5 ore a notte e oggi arrivano a malapena a 7,45. I giovani-adulti italiani, dai 25 ai 45 anni, invece, hanno perso un’ora di sonno nell’ultimo decennio: oggi dormono 6 ore e mezza per notte invece di 7 ore e mezza. Non esiste comunque un numero ideale di ore di sonno: tutto dipende da come ci si sente al risveglio, se riposati oppure no.

“La mancanza di sonno ha conseguenze sia sulla sfera mentale che su quella fisica – dice Ferini Strambi -. Il riposo notturno serve per consolidare la memoria e mettere a riposo la corteccia frontale, che è quella che lavora di più durante il giorno. Un sonno disturbato altera tutti questi processi (…). Per l’insonnia classica si stanno studiando nuovi farmaci che funzionano bloccando un ormone chiamato orexina, ma arriveranno fra due o tre anni. In alternativa ci sono le terapie cognitivo-comportamentali che qualcuno oggi propone anche online”.

O forse basterebbe solo spegnere il computer un po’ prima e farsi cullare da un buon libro.

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