Interazionismo Simbolico e Social Network Analisys

1 Maggio 2013
Laura Elisa Rosato
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“Il comportamento interpretativo delle persone in situazioni reali. Questa interpretazione, così come la comunicazione che ne consegue,si svolge per mezzo di simboli, essi stessi prodotto dell’interazione. Da qui la definizione Interazionismo Simbolico” H. Blumer, Interactionism, 1969

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La soggettività è un fenomeno sociale che si sviluppa attraverso una relazione nell’ambiente sociale di riferimento. Herbert Mead parla non tanto del soggetto in sé, ma del suo essere in relazione con gli altri: l’agire sociale è un problema di comunicazione, ed il Sé emerge come autocoscienza nei termini dei rapporti con gli altri e degli altrui atteggiamenti valutativi.

Il soggetto adotta comportamenti in base a quelle che sono le aspettative del contesto in cui è inserito, assolvendo un ruolo nell’interazione con gli altri.

Una rete sociale è costituita da un qualsiasi gruppo di persone collegate tra loro da legami sociali, di diversa entità, dalla conoscenza occasionale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari e parentali. Pertanto, in base ai teorici delle reti sociali (social network theory) la società è vista e studiata come rete di relazioni, più o meno estese e strutturate, che così ne costituiscono la trama sociale.

Un tale approccio, non può prescindere dal considerare il soggetto un attore sociale[1] che non può non comunicare, e quindi interagire con gli altri. Proprio dall’ipotesi interazionista deriva che la stessa identità e il comportamento di ciascun soggetto sono la risultante dell’interazione con gli altri, e vale a dire delle azioni e dalle reazioni (feedback) poste in essere dai soggetti comunicanti [2].

L’obiettivo è quello di descrivere, senza ambizioni di esaustività, e di discutere criticamente, alla luce di alcuni contributi recenti nella letteratura internazionale, tre aspetti rilevanti:

1. se l’analisi delle reti sociali costituisca una prospettiva destinata a produrre soltanto originali quanto suggestive descrizioni dei processi studiati, o se possa ambire a generare anche spiegazioni di quegli stessi fenomeni;

2. se l’analisi delle reti sociali possa contribuire a produrre descrizioni ed, eventualmente, spiegazioni che consentano l’analisi combinata e circolare delle tre dimensioni costitutive delle reti stesse (attori, relazioni, struttura), in modo da porsi come una prospettiva teoricometodologica in grado di superare le dicotomie convenzionali micro/macro, attore/struttura, qualità/quantità;

3. se i metodi e le tecniche di raccolta (name generator, name interpreter, ecc) e di analisi (ego-network, modelli multilevel, equivalenze strutturali, modelli p*) di cui disponiamo consentono un’effettiva integrazione dell’analisi di rete nei processi di ricerca convenzionali o se invece prefigurano soltanto un suo utilizzo parziale, oppure destinato ad una nicchia circoscritta di adepti e di case studies.

La struttura delle reti sociali non è immutabile: i legami tra i diversi attori possono cambiare nel tempo. Questa evoluzione si può modellare e spiegare come funzione di effetti strutturali e/o delle caratteristiche degli attori: i primi sono meccanismi endogeni del network, le seconde forze esterne dipendenti dagli attributi specifici degli attori coinvolti.

Social Network Analysis

La matematica della Social Network Analysis ( SNA): la logica come mediazione tra la matematica e la sociologia. Tre linguaggi che, da dimensioni diagrammatiche del linguaggio naturale, diventano un’unità complessa. Come si traducono i concetti di relazione e struttura nella tensione tra formalizzazione matematica e, da un lato teoria sociologica, dall’altro declinazione euristica della teoria stessa?

Nelle scienze sociali, l’approccio strutturale che è basato sullo studio dell’interazione tra attori sociali è chiamato analisi delle reti sociali. L’approccio delle reti sociali si basa sulla nozione intuitiva che i modelli dei legami sociali in cui gli attori sono incardinati abbiano conseguenze importanti per quegli stessi attori. Gli studiosi delle reti, così, tentano di scoprire varie tipologie di modelli e svelare le loro conseguenze[3].

SIMBOLI

Gli esseri umani sono creature uniche a causa della loro abilità di usare simboli, diventano specificatamente umani attraverso l’interazione. La società consiste di persone che sono impegnate in interazioni simboliche, le emozioni sono centrali rispetto ai significati, al self e alla condotta, la joint action ( o social act) deve essere considerata l’unità fondamentale dell’analisi sociale[4].

Una teoria di rete adeguata alla comprensione dei fenomeni sociali non può non tenere conto dei significati espressi nell’interazione. Una rete sociale è sempre in stato di dinamica tensione per via del cambiamento dei significati. I membri della rete possono avere una concezione diversa della struttura e del loro network: la rete è una risorsa cognitiva e negoziata: è influenzata ed influenza la condotta.

Granovetter segnalò nel 1992 il “temporal reductionism” nella Sna: i legami interpersonali sono trattati come se non fossero influenzati dal tempo (ma anche dal tono emotivo). La rete non deve essere considerata come insieme di “pattern strutturali” tra attori, ma come un set di microinterazioni con contenuti altamente localizzati basati sui significati assegnati alla interazioni e non (soltanto) sui comportamenti.

La Social Network Analisys rappresenta un possibile terreno di applicazione e investimenti per la ricerca interazionista?

2787-fotosalIl Prof. Andrea Salvini prova a rispondere[7]

La risposta alla domanda è senza dubbio affermativa ma ciò che appare arduo se non addirittura improbabile è la giunzione di queste due discipline.

Citando Blumer:

la questione rimane se la società umana o l’azione sociale possa essere analizzata da schemi che rifiutano di riconoscere l’essere umano in quanto tale, ovvero persone che costruiscono azioni individuali e collettive attraverso l’interpretazione delle situazioni che affrontano”.

L’intento dichiarato della SNA (social network analisys) è misurare gli effetti del modello di relazione sul comportamento individuale e verificare in che modo differenti configurazioni di rete producano differenti effetti, sia a livello individuale che collettivo. In contrasto l’interazionismo simbolico (che d’ora in poi chiamerò SI) è la prospettiva più adatta e coerente per provare le continue dinamiche nelle quali le persone costruiscono le loro relazioni con gli altri e comprenderne i processi e i significati impliciti. Vocazione questa del SI che a parere di molti non rappresenta né una forma di riduzionismo sociologico né una forma di amnesia concernente l’importanza della struttura sociale.

Un incontro tra le due prospettive sarebbe possibile solo a patto di sacrificare una porzione consistente dell’apparato concettuale alla base del SI e dimenticando la vocazione intellettuale che ha spianato la strada alla sua nascita nei primi anni del secolo scorso. Ciò che deve essere accettato senza ulteriori esitazioni è l’invito che scaturisce dal saggio di Crossley[8] a porre l’accento sull’importanza teorica del concetto di rete all’interno della tradizione intellettuale dell’interazionismo, molto di più di quanto sia stato fatto finora. Salvini si concentra su due assi tematiche.

Il primo asse si articola su due concetti: il primo concetto si concentra sulla presenza (o assenza) delle condizioni epistemologiche teoriche nelle quali sarebbe possibile postulare una convergenza delle due prospettive, il secondo invece si concentra sull’eventuale esistenza di una qualche utilità di tale convergenza, specialmente a livello metodologico ed empirico. La sola convergenza possibile risiede nella comunanza di un vocabolario concettuale non solo nelle premesse teoriche ma anche nelle modalità in cui tali premesse vengono tradotte in orientamenti metodologici e coerenti tecniche analitiche. La mancanza di un lessico comune sembrerebbe rendere, dunque, questa convergenza impossibile. Per il secondo asse sono suggeriti pochi modi possibili per un uso migliore del concetto di rete nel SI, estrapolando e amplificando ciò che è stato già trovato nella tradizione concettuale della prospettiva.

Sebbene ancora oggi gran parte dei progressi ottenuti dal SNA riguardino le tecniche di analisi dei dati, i metodi di raccolta dati, la visualizzazione grafica e l’analisi computerizzata, ottenuti con software altamente sofisticati, è altrettanto chiaro che questi dati hanno reso possibile la sistematizzazione di un gruppo di concetti coerenti, condivisi da molte altre discipline scientifiche, all’interno di una cornice denominata teoria delle reti, network theory o network theories[9].

Wellmann e Freeman[10] definiscono così la SNA:

“ E’ lo studio della struttura sociale e dei suoi effetti. Concepisce la struttura sociale come una rete sociale, un insieme di attori e una serie di relazioni che li interconnettono. Le relazioni sono flussi di risorse che riflettono rapporti di controllo, dipendenza e cooperazione. La premessa è che la conoscenza dei rapporti sociali arricchisce le spiegazioni basate sulla sola conoscenza degli attributi degli attori coinvolti. La SNA ragiona dal totale al parziale, dalla struttura relazionale all’individuo, dai legami al comportamento: un paradigma palesemente anti-riduzionista, studiando le parti di un sistema e analizzandone i rapporti fra le parti. In definitiva l’analisi delle reti sociali si concentra sul disvelamento dei modelli di interazione delle persone.”

Nonostante sia da riconoscere il crescente interesse che gravita intorno alla SNA riguardo il ruolo degli attori sociali nelle strutture relazionali, il focus del suo interesse metodologico e teorico è quello di verificare come modelli strutturali producano obblighi e opportunità nell’azione individuale mentre le interazioni sociali possono essere comprese pienamente solo in funzione di quei modelli e delle loro differenze strutturali. In più le reti sono considerate entità reali che, per quanto gli attori sociali possano cognitivamente interpretarle, impongono la loro ostinata realtà agli attori sociali.

Di conseguenza le interazioni sociali non sono considerate in quanto processi i cui significati sono costruiti e negoziati dagli attori sociali ma più come un flusso di risorse che possono essere di volta in volta favorite o impedite dalla cornice strutturale nella quale trovano posto. Per concludere l’intento degli studiosi della rete intendono scoprire come le differenze scaturite possano produrre risultati sociali differenti in termine di benessere, produttività, supporto sociale e così via.

L’adozione di questa prospettiva da parte di un ricercatore non può e non deve essere una scelta totalizzante ma nemmeno essere ridotta ad un mero tecnicismo. La SNA non solo ha sviluppato un apparato tecnico sofisticato ma anche un lessico proprio, un lessico coerente (non statico e monolitico) e condiviso da una comunità di analisti che ne caratterizza l’orientamento concettuale.

Ciò implica che dietro la sua dimensione tecnica nasconda una base epistemologica che predomina nella costruzione delle proprietà di rete nonché di indicatori necessari per le misurazioni.

Non va dimenticato che l’analisi di rete ( qui emblematicamente privata del termine “sociale” ) ha trovato terreno fertile per la sua diffusione specialmente nel campo delle scienze naturali e psicologiche. Citando Harris[11] :

Adottare un qualunque orientamento comporta rischi e benefici. Tutte le prospettive teoriche hanno punti di forza e punti deboli. Lasciamo sbocciare tanti fiori senza però trattarli come se appartenessero alla stessa pianta”.

In questo scenario, l’incontro tra SI e SNA, sebbene i tentativi di mettere a confronto queste due prospettive vadano incoraggiate, è da considerare sicuramente problematico, essenzialmente per la diversità degli assunti da cui partono ma anche e soprattutto per il focus vocazionale nello studio del mondo sociale.

La struttura sociale e il contesto nel quale le azioni prendono piede non possono essere ignorati nelle riflessioni interazioniste poiché forniscono i legami d’azione e producono simboli che gi individui usano per dare senso al proprio mondo sociale, nondimeno la riflessione interazionista sulla struttura sociale e la sua organizzazione racchiude accenti e posizioni diverse che, in una certa misura, riflettono l’eterogeneità del “ simbolyc interactionist umbrella[12].

Per Blumer la vita dei gruppi umani esiste e consiste nell’adattare le linee d’azione l’uno all’altro in una dinamica costante che costituisce l’azione congiunta ( joint action): una organizzazione sociale di condotta fatta di atti diversi di partecipanti diversi. Ma una rete sociale non funziona secondo automatiche ed insite dinamiche preesistenti ad essa ma viene continuamente formata, sostenuta, rafforzata, indebolita o trasformata, a seconda dei casi, solo attraverso un processo sociale dinamico che si ridefinisce continuamente.[13]

In contrasto all’ontologia realista della SNA, così come la centralità assegnata alle strutture relazionali nel definirne gli effetti per i partecipanti, nel SI la prospettiva è contraria, attraverso le loro azioni le persone producono e riproducono le strutture all’interno delle quali agiscono. Come dice Harris[14]:

“Se non partecipiamo attivamente alla produzione di quelle realtà che desideriamo mantenere, esse saranno erose dalle forze dell’entropia”.



[1] E. Goffmann, Il rituale dell’interazione, Bologna, Il Mulino, 1971

[2] A. Salvini, (a cura di) Analisi delle reti sociali. Teorie, metodi, applicazioni, Milano, FrancoAngeli, 2007

[3] L.C. Freeman, The Development of Social Network Analysis: A Study in the Sociology of Science, Vancouver, Empirical Press, 2004

[4] K. Sandstrom, L. Martin, and G.A. Fine, Symbolic interactionism at the end of the century. In The handbook of social theory, Londra, Sage, 2001

[7] A. Salvini, Symbolic Interactionism and Social Network Analysis: an Uncertain Encounter, in “Symbolic Interaction”, Vol. 33, n. 3, 2010, jpstor.org

[8] N. Crossley, Networks and Complexity: Directions for Interactionist Research? Symbolic Interaction , Volume 33 (3)University of California Press, Aug 1, 2010

[9] L. C. Freeman The Development of Social Network Analysis: A Study in the Sociology of Science, Vancouver, CA: Empirical Press, 2004; Theories of Communication Networks ; P. R. Monge, Canada as social structure: social network analysis and Cana- dian sociology , Oxford University Press, U.S.A.; Tindall, D., Wellmann, Barry in Canadian Journal of Sociology 26.

[10] Ibidem

[11] S. R. Harris, Constructionism in Sociology, Handbook of Constructionist Research, New York, Guilford, edited by J.A. Holstein and J.F. Gubrium, 2008, pag. 243

[12] D. A. Snow, Extending and Broadening Blumer’s Conceptualization of Symbolic Interactionism, Symbolic Interaction, Vol. 24, No. 3 , 2001, pp. 367-377

[13] H. Blumer, Symbolic Interactionism, Perspective and method, , University of California Press, 1969 , pag. 19


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