Ho visto Il Grande Gatsby e… – Recensione

21 Maggio 2013
Redazione YOUng
Per leggere questo articolo ti servono: 3minuti

 

 

 

baz-luhrmann-the-great-gatsby-5

Iniziare la critica de “Il grande Gatbsy” di Baz Luhrmann con le parole della nipote di Francis Scott Fitzgerald sarebbe troppo facile, quanto meno di parte: potrebbe sottintendere logiche commerciali alla base della distribuzione del film stesso.

Se  mio nonno vedesse questo film, ne sarebbe fiero!

Parole da ottima “aziendalista”, potrebbero pensare alcuni, altri potrebbero pensare che c’è del vero, sarebbe sempre un’opinione da rispettare. Meglio dunque partire da un altro punto di vista: il silenzio. Che sia “qualificato” (ogni riferimento a persone o luoghi al di là delle Alpi è puramente casuale) o meno non interessa: la visione del film lascia tendenzialmente negli sguardi e nei pensieri del pubblico un certo grado di indecisione circa il giudizio definitivo (provare per credere).

great-gatsby-dicaprio
Molte possono essere le valutazioni strumentali ad una critica, costruttiva o distruttiva che sia. Regna sicuramente incontrastata la discrasia che si viene a creare tra lettura del romanzo e visione del film, ponendo sul piedistallo, in modo abbastanza scontato, il voltare delle pagine. Creiamo dei miti anche (e soprattutto) per dare a noi stessi l’opportunità di distruggerli. Diciamo subito che la particolare sensibilità di Baz Luhrmann riesce a coprire l’atmosfera creata da Fitzgerald, in questo senso da segnalare sono le “licenze” prese dal regista sull’aggiunta di scene “piccanti” nella pazza storia d’amore fulcro dell’intero romanzo.

Il modo di narrare gli eventi è sempre stato segno distintivo del regista australiano (vedere “Romeo+Giulietta” per credere), il quale, pur mantenendo con estrema forza il filo conduttore del racconto, aggiunge di suo una serie infinita di spunti cromatici audio-visivi estremamente stimolanti: da qui la vicinanza a Fitzgerald che ha fatto del verde-speranza lo sfondo del suo romanzo, in questa direzione la scelta maniacale della colonna sonora ( Jay-z non a caso è tra i migliori produttori dell’intero panorama musicale).

green light at the end of daisy' dock
Il solco del regista è evidente anche ed in conclusione nel modo di recitare del cast, estremamente curato ed adattato ai tempi di una volta: è sinceramente una piacevole novità (l’ilarità suscitata nel pubblico ne dovrebbe essere indizio principale) osservare un ottimo Leonardo Di Caprio nei panni di un estremamente imbarazzato Jay Gatbsy alla visione del suo grande amore Daisy (Carey Mulligan mette in scena la fragilità adatta), un “Gatbsy” finalmente “grande” non per le sue ricchezze, ma per l’estrema forza del sentimento provato; Nick Carraway (Tobey Maguire) infine, anche nella mimica facciale, esterna in maniera evidente la sua non razionale, ma sincera ammirazione nei confronti dell’immenso carisma di Gatbsy.

the_great_gatsby_trailer-e1357504052458
Di contro c’è la poco velata critica ad un mondo di esagerazioni fini a se stesse, produttiva di una ricerca del proprio “io” che spesso si perde tra i bicchieri di champagne e le polveri nere alzate da una New York sempre più in espansione. Certo, “non è oro tutto ciò che luccica” si dice spesso: manca evidentemente un appiglio alla realtà pragmatica dei fatti, che non celerebbe, ove presente, le forti differenze sociali presenti all’epoca e le relative implicazioni, quali il predominante sentimento di razzismo (citato “ad occasionem” in verità).

Tra le tante sfaccettature che si possono dare alla produzione di Fitzgerald, lo stesso autore vede alcuni suoi racconti non come “letteratura, ma come racconti da leggere per chi ha il sangue rosso che gli circola nelle vene; costui infatti chiede una storia e non soltanto un mucchio di considerazioni psicologiche o di analisi introspettive”. Appare perfetto punto d’appoggio per la visione di questo film, non da analizzare visceralmente, ma da godere in pieno nel suo essere semplicemente cronaca di una storia d’amore, tra le più belle, per brevità ed intensità, della letteratura americana.

di Fabrizio Cianci

L'AUTORE
La redazione di YOUng
SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI