Felicità: quella nobile fa bene alle nostre cellule, quella egoistica no

4 Agosto 2013
Aurora Scudieri
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felicità Essere felici allunga la vita e a goderne sono soprattutto le nostre molecole. Ma non tutta la felicità fa bene, c’è una felicità buona ed una cattiva per la nostra salute. A dirlo è una ricerca svolta dalla Prof.ssa di Psicologia Barbara L. Fredrickson, docente presso la Facoltà di Arti e Scienze della University of North Carolina a Chapel Hill pubblicata su PNAS.

“I filosofi hanno a lungo distinto due forme fondamentali di benessere: uno ‘edonistico’ che rappresenta genericamente le esperienze piacevoli di un individuo e uno più profondo ‘eudaimonico’, che risulta dalla tensione verso un significato e uno scopo nobile di là della semplice auto-gratificazione “, spega la Dott.ssa Fredrickson.

La felicità buona, dunque, è quella che deriva da “un nobile scopo”, come il volontariato, che fa bene alla salute cellulare. La felicità cattiva è invece quella fatta per “semplice auto-gratificazione”, tipo quella di un buon pasto, e avrebbe effetti negativi. “A livello cellulare, i nostri corpi sembrano rispondere meglio ad un diverso tipo di benessere, uno basato su un senso di connessione con uno scopo.” spiega Fredrickson “Sappiamo da molti studi che entrambe le forme di benessere sono associate con una migliore salute fisica e mentale, oltre al fatto che gli effetti dello stress e la depressione sono ridotti. Ma noi abbiamo raccolto informazioni sulle basi biologiche di queste relazioni.”

“Siamo in grado di rendere felici noi stessi attraverso i piaceri semplici, ma quelle ‘calorie vuote’ non aiutano ad ampliare la nostra consapevolezza e costruiamo la nostra capacità in modi di cui non beneficiamo neanche fisicamente” conclude la Professoressa.

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