Anche i cani sono persone?

7 Ottobre 2013
Laura Elisa Rosato
Per leggere questo articolo ti servono: 2minuti

Negli ultimi due anni Gregory Berns, professore di neuroeconomia alla Emory University di Atlanta, Georgia, e i suoi colleghi, hanno effettuato risonanze magnetiche su cani volontari non sedati e non legati per determinare il funzionamento del cervello di un cane e cercare di capire cosa pensano di noi i nostri amici a 4 zampe.


//
doggie_portrait_session_1-660x215 (1)

Dopo aver allenato e poi sottoposto a MRI 10 cani, Berns è arrivato a questa conclusione: “anche i cani sono persone”.

Finora gli scienziati si sono basati esclusivamente sui tratti comportamentali per inferire ciò che i cani stessero effettivamente pensando. Non è cosa facile: certo non si può chiedere ad un cane cosa pensa e perchè fa una certa cosa e men che meno chiedergli come si sente.

Non è da sottovalutare il timore che molti scienziati nutrono nell’eventualità di trovare davvero delle emozioni animali. Intorno agli animali gira un business miliardario e finora è stato più comodo eludere certe domande difficili e tanti dubbi sono rimasti senza risposta.

Fino ad ora .

Aggirando i vincoli del comportamentismo , la risonanza magnetica può dirci molto del cane. La pratica veterinaria convenzionale vorrebbe che i cani fossero sedati durante la risonanza ma non è possibile studiare le funzioni di un cervello  di un animale anestetizzato, per lo meno non quelle che attengono alla percezione e all’emozione.

Per questo esperimento è stato fatto firmare un modulo di consenso informato ai proprietari e in caso di manifestazione di disagio il cane ( e il proprietario) avevano facoltà di abbandonare il test in qualunque momento.

Il volontario pilota è stato proprio il cane di Gregory Berns: un terrier nero di nome Callie salvato da un rifugio.

Con l’aiuto del suo amico Mark Spivak , un addestratore di cani , hanno istruito Callie ad entrare e stazionare in un simulatore di risonanza magnetica installato nell’appartamento di Gregory. Il cane ha appreso come entrarci, posizionare la testa nel casco stereotassico, indossare le cuffie antirumore e rimanere fermo per 30 secondi nonostante i 95 decibel di rumore prodotti dall’apparecchiatura.

Dopo mesi di allenamento, prove ed errori sono riusciti a tracciare le prime mappe di attività cerebrale. Per i primi test  sono stati misurati tempi e modalità di risposta del cervello di Callie; negli esperimenti successivi, non ancora pubblicati, sono stati in grado di determinare quali parti del cervello del cane distinguano gli odori di altri cani e di esseri umani conosciuti e non.

Man mano che si è sparsa la notizia nella comunità locale, Gregory e Mark hanno visto aumentare i volontari raggiungendo ben presto un gruppo di lavoro di una dozzina di cani. I due pionieri, per quanto prematuro possa risultare trarre delle conclusioni in una fase così prematura della sperimentazione, possono già sostenere con una certa sicurezza la sorprendente somiglianza tra  cani ed esseri umani nella funzione e struttura del nucleo caudato del cervello ( presente in entrambi gli emisferi del cervello ndr).

Le funzioni del nucleo caudato, ricco di recettori dopaminergici,  sono correlate all’apprendimento, alla memoria, alla comprensione del linguaggio e al controllo motorio.  Ebbene nel cane si è registrato un aumento di attività in corrispondenza agli odori del cibo e degli individui familiari all’animale. Analogamente a quanto succede all’essere umano anche nel cane il nucleo caudato reagisce ad emozioni positive ed è verosimile dedurre che i cani provino qualcosa di ben diverso dalla semplice stimolazione all’esposizione, ma elaborino dei veri e propri sentimenti sulla base dell’osservazione della realtà,

Alla luce di queste scoperte il neuroscienziato si chiede ” Anche i cani sono persone?” : non sarà tempo di riscrivere il legame tra uomo e animali di compagnia?


//

SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI