Stamina come Di Bella: metodo infangato più che fallito

29 Dicembre 2013
Maria Melania Barone
Per leggere questo articolo ti servono: 2minuti

Vannoni metodo stamina

 

Di Ramona Valentina Barone

L’eco dell’espressione “Nessun miglioramento” che pervade le televisioni e i canali d’informazione circa il metodo Stamina trova nelle menti di chi non ha corta memoria una sensazione di deja vu di nome Di Bella. Ma è un deja vu purtroppo rimasto con buchi neri, esprimenti il dubbio di un perchè mai risolto, dietro al quale rimangono in forse ancora una volta “Le Vite” di diverse “Persone”. Bisogna parlarne perchè ciò non accada ancora una volta adesso.
Adesso che la storia ritorna, insieme ad essa paladini della coscienza mettono in chiaro aspetti purtroppo vittima di speculazione.
Quella volta   cominciò si può dire tutto in data 17 febbraio 1998 con un provvedimento d’urgenza recante disposizioni in materia di sperimentazioni cliniche in campo oncologico e altre misure in materia sanitaria.
“Il Senato Approva!”, fu questa la frase mistica che accese le speranze di cittadini affidati alle decisioni di chi ci rappresenta in parlamento, speranza ridotta in cenere quando si seppe che la comunità oncologica ufficiale a cui fu affidato il compito di sperimentare la cura in 60 centri sparsi per l’Italia, giunse dopo 3 mesi a grigi risultati: sui 386 pazienti che si erano sottoposti volontariamente alla sperimentazione, solamente 3 avevano fatto registrare una riduzione parziale del tumore.
In 47 casi la malattia era rimasta stabile, la metà dei pazienti aveva avuto una progressione di malattia e un quarto era deceduto durante la sperimentazione. Erano tutti malati di cancro terminale, senza alternative di cura, quasi tutti già sottoposti alle terapie tradizionali.
E’ possibile che una sperimentazione sia fallita per una cattiva conservazione del farmaco? In questo caso la risposta è “sì” e questa risposta insinua un dubbio nell’opinione pubblica, dubbio che apre nuovi scenari:
Perchè è fallita la sperimentazione Di Bella? Da chi è stata fatta fallire?
Questa volta  tutto comincia con l’Amore di chi si fa carico dell’esistenza disgraziata di Persone affette da patologie gravissime che trovano nel metodo Vannoni una soluzione di trattamento efficace.
Ecco che la lotta di queste persone porta alla sperimentazione del metodo Vannoni che oggi si sente nominare così tanto in quanto “Non c’è miglioramento”.
Non c’è miglioramento ma la relazione degli Spedali Civili di Brescia denuncia trasandatezza nella compilazione delle 36 cartelle cliniche incriminate di non miglioramento.
Infatti : «Le caselle “valutazione della terapia” – si legge – continuano a non essere compilate, non si evince se a causa della non riferita obbligatorietà di compilazione oppure se del fatto che i clinici non ravvisano ancora le condizioni per esprimere un giudizio sia pur momentaneo». Inoltre aggiunge Vannoni:  «per alcuni pazienti è stata riportata la data delle nuove infusioni ma non sono stati ancora riportati i risultati delle usuali visite pre-infusione».
La relazione degli Spedali Civili come le parole di Vannoni si pongono come perno di una bilancia indispensabile a valutare il contesto di un giallo che vede ancora una volta vittima la speranza di chi crede nel domani e carnefice la speculazione da parte di chi non considera la parola Vita e la parola Persona dotate di maiuscola.

L'AUTORE
Giornalista pubblicista nasce a nel cuore di Napoli ma vive in molte città italiane, dopo aver compiuto studi umanistici si interessa al mondo editoriale con particolare attenzione alla politica, ambiente e geopolitica.
SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI