Date un Oscar a Leonardo Di Caprio (per favore)

26 Gennaio 2014
Veronica Valli
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Oscar

C’era una volta un ragazzino biondo, sbarbatello e molto, molto carino che di mestiere faceva l’attore. Il suo nome era Leonardo Di Caprio, Leo per gli amici, era americano ma di origini italiane e aveva iniziato a recitare da piccolo. Dopo tante piccole parti, anche interessanti, nel 1997 arrivò la svolta col filmone “Titanic”, che segnò un’epoca, soprattutto per chi a quei tempi era adolescente. In brevissimo tempo, Leo divenne un mito. Osannato da una schiera di ragazzine provenienti da tutto il mondo, tutte accomunate da un’ormonella galoppante, non c’era nulla che non parlasse di lui. Era su riviste e giornaletti, sui poster, sui libri, addirittura sulle figurine, praticamente in ogni dove. Qualche ragazzetto biondo dell’epoca, per cavalcare la sua onda, iniziò a pettinarsi come lui e a imitarlo, sperando di ottenere un qualche successo con le coetanee.

(NON) TUTTI AMANO LEO – Come sempre accade quando una persona diventa celebre, al pari degli ammiratori, ci sono naturalmente i detrattori. Non a caso nacque il game online “Kill Leonardo Di Caprio now”, simile al gioco della talpa, in cui si doveva schiacciare con un martello virtuale non la testa del povero animaletto ma quella del buon Leo. Senza contare i molti che dicevano che Leo era solo “carino” ma che non era davvero un bravo attore. Forse è anche per questo che da allora Di Caprio si impegnò non solo nelle sue performance recitative ma anche nel selezionare film di un certo livello, oltre a diventare produttore lui stesso e a prendere parte a battaglie per la salvaguardia dell’ambiente, girando anche diversi documentari. oscarleo

TANTI FILM, NESSUN OSCAR – Così Leo recita con alcuni tra i migliori registi di Hollywood, come Martin Scorsese, con cui poi crea un vero e proprio sodalizio, che lo porterà a girare con lui diverse pellicole (“Gangs of New York”, “The Aviator”, “Shutter Island”), Steven Spielberg, Quentin Tarantino e Baz Luhrmann. I successi sono molti e Di Caprio dimostra che non è un tipo tutto chiacchiere e bel faccino ma è anche un buon attore, capace di calarsi in molteplici ruoli. Parallelamente, arrivano anche le nomination all’Oscar come miglior attore (protagonista e non), ben tre, la prima in realtà l’aveva ricevuta nel 1994 per “Buon compleanno Mr.Grape”, poi nel 2005 arriva quella per “The Aviator” e infine per “Blood Diamond” del 2007. La tanto attesa statuina però non finisce mai nelle mani del bel Leo, che se ne torna sempre a casa con le pive nel sacco e probabilmente con le orecchie fischianti a causa dei soliti detrattori che continuavano con la solfa “Leo non vince l’Oscar perché non è un bravo attore”.

DATEGLI L’OSCAR, PLEASE – Eppure Leo è bravo. E’ pure impegnato nel sociale e parallelamente ha anche una vita piuttosto glamour, condita da diverse relazioni con top model e attrici tutte belle e bionde (Gisele Bundchen, Bar Refaeli, Blake Lively), salvo non condurne mai nessuna all’altare, per la gioia delle fan. Allora perché l’Oscar non arriva? Mistero eleusino. Nonostante l’amarezza, lui non s’arrende. E poiché “chi la dura la vince”, in questo appena iniziato 2014 arriva l’attesa nomination per “The Wolf of Wall Street”, suo ultimo film da protagonista in cui è il mitico broker Jordan Belfort. Per questo film ha già vinto il Golden Globe e il Critic’s choice Movie Award, il che teoricamente fa ben sperare ma si sa che nella vita non è mai detta l’ultima parola. Per fortuna però non gli manca il sostegno di fan e simpatizzanti. La rete è piena di memes e immagini varie che inneggiano a che gli venga conferito l’Oscar, sono davvero in tanti a fare il tifo per lui. D’altronde, l’Oscar è solo un riconoscimento, una mera statuina, nulla di più. Non è che si è bravi attori solo se si vince un Oscar, sarebbe come dire che si è validi scienziati solo se si viene insigniti del Nobel. Leo ha talento, successo, fama, un gran seguito e può contare anche su un discreto gruzzolo in banca, in fin dei conti forse questo premio non è poi così importante.

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