L'industria dell'Olocausto

27 Gennaio 2014
Giovanni Pili
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La memoria dell’Olocausto dovrebbe servire a non ripetere certi orrori, nemmeno in forma “soft”.

220_grieving_womanLo storico ebreo israeliano Ilan Pappe ne “La pulizia etnica della Palestina” racconta la storia del suo paese dal punto di vista dei Palestinesi. Lo Stato d’Israele nacque nel 1948 con un atto tra i più efferati nella Storia: la Nakba (catastrofe), ovvero la deportazione di oltre 250.000 palestinesi per occuparne i territori. Le Nazioni Unite proposero una spartizione tra i due popoli: Data l’opposizione dei Palestinesi (cioè i padroni di casa che si rifiutavano di restare confinati in cantina, mentre il resto veniva regalato a degli sconosciuti) Israele si sentì in dovere di passare alle maniere forti. In questo modo la tragedia dei civili palestinesi e le conseguenti derive terroristiche non sarebbero imputabili a Israele. Ilan Pappe ha studiato a lungo la documentazione di quegli anni, archivi militari inclusi: Fin dagli anni ’30 il Movimento Sionista, soprattutto nella persona di David Ben Gurion aveva pianificato una pulizia etnica della Palestina.

Per quale motivo il giorno della memoria non viene dedicato a tutti i popoli che hanno subito una forma di intolleranza sistematica a fini ideologici? Basterebbe questo a scoraggiare certi scribacchini che ancora oggi si permettono di vomitare libri dove si nega l’Olocausto. Auspichiamo per questo, non solo che l’Italia si doti presto di una legge che riconosca il reato di negazionismo della Shoah, ma che anzi lo estenda a tutte le forme di oscurantismo e diffamazione della memoria, di qualsiasi Popolo. A cosa servirebbe un giorno della memoria altrimenti?

Secondo il politologo ebreo americano Norman G. Finkelsteinla cui famiglia è stata falciata nei campi di sterminio – l’Olocausto diventa un tema noto e documentato dai media solo a partire dal conflitto arabo-israeliano, nel 1967, da allora divenne “anche” uno strumento di propaganda politica. L’autore la definisce “Industria dell’Olocausto” (titolo del discusso libro in cui illustra la sua visione). Israele, alleato naturale degli Stati Uniti in Medio Oriente, fa della tragedia immane dell’Olocausto un avvenimento unico nella storia che non si può comparare con qualsiasi altro evento simile. Si tratterebbe di una visione organica ad una politica volta a consolidare la sua posizione ai danni del Popolo Palestinese. Lo Stato, identificandosi con un circoscritto gruppo religioso, si pone al di sopra di qualsiasi critica alla sua politica espansionistica, anche quando a pagare sono dei civili. Una menzogna ideologica che avrebbe lo scopo di minimizzazione la sofferenza altrui; come se infliggerne un tanto “statisticamente inferiore” rispetto a quella subita dai padri bastasse ad assolvere certe efferatezze.

Tra le varie conseguenze di questa intolleranza c’è la comparsa dei negazionisti, i quali non potendo farsi scudo dei vecchi pregiudizi antisemiti fanno l’operazione ideologica inversa: Usano le sofferenze dei Palestinesi per insinuare che “il conteggio dei morti” o addirittura lo stesso sistema dei Lager sia tutta una montatura. Un altro pregiudizio che aiuta questi scribacchini è il fatto che sia inconcepibile da parte di un popolo adottare misure come le deportazioni e l’uso di armi improprie contro dei civili, se questi avessero subito, sul serio, una tragedia come la Shoah. In realtà la Storia riporta già esempi simili. Pensiamo ai 30.000 coloni Boeri uccisi nei campi di concentramento inglesi durante la guerra anglo-boera, in Sud Africa. Questi furono poi responsabili dell’Apartheid contro i neri.

L’intolleranza in ogni sua forma si spiega – ovviamente – con l’ignoranza, soprattutto quella storica. Certamente accertare non significa accettare un determinato stato di cose, non di meno, negare lo è senz’altro. Questo riguarda anche chi, nello stato di Israele, continua a negare i soprusi che una certa classe dirigente ha lasciato accadere, non ce lo dicono degli esaltati nazistoidi, ma fior di intellettuali ebrei, alcuni dei quali hanno avuto l’infanzia mutilata dallo sterminio nazista. Certamente, sono questioni complicate, che non si possono ridurre con disinvoltura; ecco perché bisogna stare attenti a non bollare come antisemita chiunque osi far notare che tutti gli esseri umani sono uguali e non si possono fare hit parade delle sofferenze subite. Anche solo un bambino morto o reso orfano è un crimine di troppo contro l’Umanità intera.

Per saperne di più… andate in biblioteca:


Giovanni Codovini, “Storia del conflitto arabo-israeliano palestinese”.
Ghassan Kanafani, “The Arab Revolt (1936-1939)”.
Ilan Pappe, “La pulizia etnica della Palestina”.
Norman G. Finkelstein, “L’industria dell’Olocausto”.
Roberto Gremmo, “L’ebraismo armato”.

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