Diagnosi letterarie: la "vera" storia di Pinocchio

26 Febbraio 2014
Jakob Panzeri
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Pinocchio

Di Jakob Panzeri

Se Pinocchio fosse stato scritto oggi probabilmente sarebbe stato un robot di metallo, una bambola di plastica o un mostro galattico di gomma. Invece Pinocchio è un burattino di legno e “non un pezzo di legno di lusso ma un semplice pezzo di catasta, di quelli che d’inverno si mettono nel caminetto per accendere il fuoco”. Non viene mai specificato da Carlo Collodi la tipologia del legname, ma si tratta verosimilmente di di un pino molto asciutto e di buona consistenza, definito ideale da Mangiafuoco per terminare la cottura del suo pezzo di montone poco cotto. Pinocchio è fiorentino e in dialetto toscano significa pinolo.

GIUSEPPE: “Pinocchio. Lo chiamerò Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi; Pinocchio il padre, Pinocchia la madre, Pinocchi i ragazzi e tutti se la passavano bene. Il più ricco di loro chiedeva l’elemosina”.

L’idea che da un pezzo di legno possa nascere la vita mi ricorda la teoria della generazione spontanea. La teoria della generazione spontanea, di origine aristotelica, affermava che la vita potesse nascere in modo spontaneo dagli elementi naturali inanimati. Fu l’ingegno di due scienziati italiani, Francesco Redi e Lazzaro Spallanzani, a confutare questa teoria . Francesco Redi pose delle carni avariate in una serie di recipienti e dimostrò che le larve di mosche potevano nascere soltanto nei recipienti aperti dove le mosche avevano depositato le uova. Cadde così la teoria della generazione spontanea. La vita può nascere solo dalla vita, una cellula può nascere soltanto da un’altra cellula.

Ma Pinocchio non è certo un libro anti-scientifico!

Quando Pinocchio viene impiccato a un ramo di quercia dal Gatto e la Volpe che vogliono derubarlo dei cinque zecchini d’oro di Mangiafuoco, la Fata dai Capelli Turchini invia il suo fidato paggio Can-barbone Medoro a salvarlo a bordo di una carrozza foderata di panna montata e di crema con i savoiardi. A guarire Pinocchio dalla febbre e dai postumi di una notte passata “sospeso per il collo a ballare il trescone alle ventate di tramontata” non sarà la Fata Turchina con qualche magia ma l’intervento di tre medici – il Corvo, la Civetta e il Grillo Parlante – che gli somministreranno l’amara medicina insieme a una pallina di zucchero. Una scena dal retrogusto lucreziano. Persino le fate hanno bisogno della Medicina.

I lettori più attenti ricorderanno anche che il pescecane che inghiotte nel suo ventre Pinocchio e Geppetto soffre di asma e probabilmente anche di apnee ostruttive del sonno. Espediente che sarà ampiamente sfruttato dai nostri eroi per fuggire di notte dalla bocca del pesce, in compagnia del tonno-filosofo. Curiosamente nella versione Disney il pescecane di Collodi – che è in realtà un mostro marino – “ grosso come un casamento di cinque piani e con un boccaccia così larga e profonda che ci passerebbe comodamente tutto il treno della strada ferrata con la macchina accesa “ – viene sostituito con una balena. Scelta alquanto bizzarra perché la maggior parte delle balena hanno una gola troppo piccola per inghiottire un uomo e si nutrono grazie ai fanoni che espellono l’acqua di mare trattenendo il plancton e i microrganismi di cui si nutrono.

Se fossi un pediatra e Pinocchio fosse un bambino vero non avrei dubbi nel diagnosticarli la sindrome di Angelmann. Ha la sintomatologia tipica basata sulla postura definita” a marionetta” e la facilità al riso. Pinocchio ride persino quando è ancora un pezzo di legno. Soffre il solletico e ride mentre Mastro Ciliegia lo pialla nel tentativo di ricavarne una gamba di tavolino. Non appena Geppetto gli ritaglia la bocca, Pinocchio esplode in una fragorosa risata. La sua postura non è equilibrata, le sue gambe sono aggranchite e procede a salti, “come una lepre, battendo i suo piedi di legno sul lastrico della strada facendo un fracasso

come di venti zoccoli di contadino” prima di essere acciuffato dal carabiniere. Pinocchio ha anche delle evidenti difficoltà di linguaggio ed espressione: “Pinocchio voleva ridere, voleva piangere, voleva dire al babbo un monte di cose e invece mugolava confusamente e balbettava delle parole tronche e sconclusionate”

La sindrome di Angelmann è una disomia uniparentale, una patologia genetica che presenta il fenomeno di imprinting e caratterizzata dal mancato funzionamento del gene Ube3a presente sul cromosoma 15 di origine materna.

Conosciamo tutti il papà di Pinocchio, Geppetto, ma Pinocchio non ha una madre, almeno fino all’intervento della Fata Turchina. Non solo Pinocchio si trasforma durante il libro, ma anche la fata: inizialmente è una dolce bambina che Pinocchio chiama “sorella”, diventa una giovane adolescente nel Paese degli Api Industriose quando offre a Pinocchio del cavolfiore e un confetto di rosolio, è infine una donna matura con un medaglione quando l’asino-Pinocchio compie acrobazie nel circo che lo ha acquistato dall’Omino di Burro del Paese dei Balocchi. Ma è solo nel sogno precedente alla trasformazione in bambino – quando Pinocchio ha messo la testa a posto e trovato lavoro da un contadino alla pompa dell’acqua e nella lavorazione di canestri- che Pinocchio si appella alla Fata con l’appellativo di “mamma”.

Non è lecito sapere in che modo sia avvenuta la trasformazione, mi piace pensare che Pinocchio sia diventato bambino grazie alla terapia genica.

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