YOUng Storia: La Comune di Parigi – Seconda parte

19 Marzo 2014
Giovanni Pili
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Il 24 marzo 1871 200mila parigini armati insediano i propri delegati al Municipio; in quanto tali – delegati, anziché deputati – potevano essere rimossi in qualsiasi momento dai propri quartieri elettorali, lo stesso valeva per i funzionari della Comune.

 

image036Il Consiglio Comunale di Parigi era formato sia da borghesi che da operai; i Socialisti si dividevano tra i sostenitori di Marx e Proudhon. Manco a farlo apposta, le sezioni dell’Internazionale mancano di un organismo centrale che svolgesse il ruolo che Marx desiderava. Se volete, la Comune fu una sintesi de facto tra marxismo e anarchismo; Marx da Londra continua comunque a tifare per loro. Blanqui fu eletto presidente in sua assenza il 26 marzo; era stato infatti arrestato il 17. Il 28 fu proclamata ufficialmente la Comune, ma molti distretti locali conservarono le organizzazioni istituite già durante l’assedio.
La Commune de Paris, (ovvero il consiglio comunale parigino) aveva 92 membri; operò nell’arco di 60 giorni, molti dei decreti da essa emanati non fecero in tempo ad attuarli. Dal 29 marzo la Comune si occupa oltre alla città anche del governo, formando al suo interno 10 ministeri collettivi a mo di commissioni; la più importante era la Commissione esecutiva formata da: Eudes, Tridon, Vaillant, Lefrançais, Duval, Félix, Pyat e Bergeret. La componente repubblicana cercava un’intesa col Governo di Versailles e voleva una amministrazione autonoma secondo il modello già riconosciuto per le altre città francesi. La componente maggioritaria e socialista invece si impose creando un vero e proprio governo proletario; il primo della storia. La città è sotto assedio e la Comune deve operare sotto le granate di Versailles; il 16 aprile durante le elezioni complementari per coprire 31 seggi vacanti si registra un preoccupante astensionismo, segno del morale basso di quei terribili giorni. Il 20 aprile la commissione esecutiva viene sostituita dai delegati delle altre nove commissioni.

«La Comune dovette prima di tutto pensare a difendersi … Del resto, malgrado le condizioni sfavorevoli nelle quali si trovò ad agire, e malgrado la brevità della sua esistenza, la Comune riuscì ad adottare alcune misure che caratterizzano in maniera sufficiente il suo significato e i suoi scopi». (Lenin)

Viene creata una commissione del lavoro, dell’industria e del commercio, di stampo ovviamente socialista; il marxista Léo Frankel il 20 aprile 1871 sarà il primo ministro del lavoro del primo stato operaio. Verranno colpiti dalle riforme i grandi capitali, salvaguardando tanto la piccola borghesia, quanto la classe operaia. Con un decreto del 30 marzo avviene la remissione totale degli affitti, le case sfitte vengono assegnate ai senzatetto. Vengono fatti importanti progressi anche nel campo sindacale con l’abolizione del lavoro notturno nei panifici e la costituzione di cooperative operaie nelle fabbriche abbandonate dai loro padroni; vengono poi abolite le ammende e le ritenute salariali. Saranno riorganizzati anche i monti di pietà. La ghigliottina viene abolita.

Curiosamente le banche e le loro riserve auree non vengono toccate; per il timore che i finanziatori stranieri imponessero un blocco economico, o peggio ancora, invocassero l’intervento di altre potenze straniere. Infine la Comune separa stato e chiesa, sopprime il finanziamento pubblico dei luoghi di culto e nazionalizza i beni delle congregazioni religiose. Viene formata anche una commissione scolastica che promuove una istruzione laica e pubblica. Le chiese dovevano restare aperte la sera per consentire le riunioni politiche; viene ripristinato il calendario rivoluzionario del 1792; la bandiera rossa viene sostituita al tricolore. Le principali correnti rivoluzionarie fautrici della comune erano gli anarchici, i socialisti, i blanquisti ed i repubblicani libertari. Tra gli anarchici si ricordano: Louise Michel, Benoit Malon, e l’italiano Amilcare Cipriani; gran parte di essi sosteneva le tesi di Proudhon.

Dal 2 aprile la Comune è sotto assedio. I tedeschi appoggiarono gli assedianti sotto il comando di Thiers e accolsero la loro richiesta di liberare 100mila prigionieri di guerra, affinché potessero domare più facilmente i rivoltosi. L’ala destra dei comunardi – minoritaria – dei borghesi repubblicani, spaventati dalle riforme proletarie, tradirono la Comune schierandosi dalla parte del governo. La Comune escogita un tentativo – ormai tardivo – di marciare su Versailles, che fallisce miseramente. Le donne vengono arruolate, si forma anche un battaglione femminile che combatte eroicamente in difesa di Place Blanche, punto chiave per entrare a Montemartre. Le donne comunque non avranno mai diritto di voto, né sono esistite delle donne nel Consiglio della Comune; per tanto dal punto di vista della parità dei sessi non si registrano particolari innovazioni. Tuttavia le comunarde non si rassegnarono affatto al maschilismo dei loro compagni e l’11 aprile costituirono l’Unione delle donne per la difesa di Parigi e le cure dei feriti. Si ricordano in particolare tra loro: Louise Michel, André Léo, Victorine Rouchy, Marguerite Lachaise, Eulalie Papavoine, Madame David, Marguerite Diblanc, Élisabeth Retiffe, Léontine Sueten, Joséphine Marchais e Adèle Chignon.

«Qualsiasi diseguaglianza e qualsiasi antagonismo tra i sessi costituisce una delle basi del potere delle classi dominanti … Uguaglianza dei salari, diritto al divorzio per le donne, diritto all’istruzione laica ed alla formazione professionale per le ragazze». (Costituzione dell’Unione delle Donne di Parigi)

Tra le altre innovazioni, che riuscirono anche a far applicare dal Consiglio Comunale vi fu l’abolizione delle case chiuse, riconoscendo la prostituzione come una forma di sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Molte donne vennero perseguitate e imprigionate durante i mesi che seguirono la repressione dei comunardi. Questo attesta come, se la Comune di Parigi ne avesse avuto il tempo, avrebbe senz’altro accolto le riforme femministe riconoscendo la piena parità dei sessi.

Un aspetto interessante è il carattere internazionalista della Comune, che farà abbattere la Colonna Vendome, fatta erigere da Napoleone, in quanto simbolo di sciovinismo nazionalista. Importante sarà anche il contributo degli immigrati stranieri; si ricorda in particolare l’indipendentista polacco Jaroslaw Dombrowski, che sarà il miglior generale della Comune. Fuori da Parigi i movimenti rivoluzionari di Narbonne, Limoges e Marsiglia vennero soffocati rapidamente; nel resto del paese nessuno si unì alla Comune, sia per l’embargo che Thiers fece sulle notizie che provenivano dalla capitale, sia per una storica diffidenza delle provincie verso la cosmopolita Parigi.

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