Google e Facebook cancelleranno banche e banconote

6 Aprile 2014
Giovanni Pili
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L’idea che un giorno spariscano le banconote e che tutte le nostre transazioni diventino virtuali spaventa i più già da diversi anni. Siamo come la rana che muore scaldando lentamente l’acqua. Infatti questo processo sta già avvenendo sotto i nostri nasi.

online-shopping_tE’ quanto si evince dall’inchiesta condotta sul New York Times da Andrew Ross Sorkin e ripreso su Repubblica da Sergio Rampini.

In diversi paesi come Svezia, Regno Unito (nella metropolitana di Londra) Kenya ,Giappone, Corea del Sud e oggi – con 26 anni di ritardo – anche gli Stati Uniti (New York) stanno sperimentando metodi di pagamento virtuali, utilizzando una combinazione efficiente tra smartphone, sistemi operativi e social network. Nonostante la scottatura del sistema Bitcoin, riguardo il quale il Congresso degli Stati Uniti aprì un’indagine conoscitiva, il processo continua lentamente ed inarrestabile. Come?

Pensiamo al PayPal, acquistato da eBay nel 2002: oggi coi modelli Samsung ed il sistema Android, è possibile effettuare degli addebiti attraverso i telefonini. La Apple attraverso iTunes possiede il più grande database di carte di credito al mondo: ben 575milioni di estremi bancari relativi ad altrettanti consumatori di musica e libri. Amazon, il più grande store di libri al mondo, col suo sistema Login and Pay non è ancora ai livelli del colosso creato da Steve Jobs, ma si difende bene e non sembra accontentarsi.

In un futuro molto prossimo Google e Facebook sembrano essere i migliori candidati per combattere la battaglia finale: quella contro i più grandi colossi bancari. Già oggi il social network di Mark Zuckerberg dispone di un sistema di credito per l’acquisto di “beni virtuali”, come li ha definiti Rampini, ma si tratta solo di un primo passo. Poter controllare i sistemi di pagamento grazie alle nuove tecnologie di cui già disponiamo quotidianamente, equivale di fatto a “stampare moneta”, o meglio, renderà obsolete le banconote. La cosa interessante è che al momento ad essere spaventati non sono i consumatori, bensì le aziende; ne hanno ben d’onde, perché i negozi virtuali riducono i costi e le filiere, basti pensare che Amazon starebbe pensando già di usare dei droni per trasportare i suoi pacchi; non si tratta già più di libri, perché ormai vi si può acquistare davvero di tutto.

Sarà un bene o un male? Pensiamo solo a un dato: I social network sono già finiti nel mirino dei governi europei per lo scandalo del datagate, avendo messo i nostri dati a disposizione dell’intelligence anglosassone, non si tratta quindi di controllare solo i sistemi di pagamento ma anche i nostri gusti e vizi, veicolati anche da spazi pubblicitari erogati scientificamente sulla base delle pagine visitate da ognuno di noi. Si tratta insomma di controllare anche il marketing, la nascita e lo sviluppo delle mode, l’andamento stesso delle borse di tutto il mondo ne verrebbe sensibilmente influenzato. Tutta questa mole di dati però non sarebbe a disposizione di uno o più governi, bensì di una manciata di capitani d’industria. Sono i temi che finiranno nei titoli dei giornali, riguarderanno probabilmente futuri dibattiti politici sulla regolamentazione o meno di queste dinamiche.

Cosa ne verrà fuori è un mistero che sarebbe meglio non lasciare solo agli autori di fantascienza sociale. Lungi da noi lanciare allarmi prematuri, ma almeno parliamone.

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