"Gesù? E' esistito davvero, ma non gliene fregava a nessuno"

18 Aprile 2014
Valentina Sanseverino
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5617062-figura-di-gesu-che-porta-la-croce-tenuto-conto-della-silhouette-al-tramonto-spazio-vuoto-per-il-test1Sulla sua esistenza non c’è alcun dubbio e di lui sappiamo molto di più che di qualunque altro palestinese giudeo vissuto prima del 70 d.D. Solo che, all’epoca, non gliene fregava niente a nessuno. I maggiori storici moderni e contemporanei, esperti di cultura antica, sono concordi: Nostro Signore Gesù, il Nazareno, è esistito davvero e della sua morte sulla croce non c’è alcun dubbio, ma era uno come tanti e a nessuno storico non cristiano sarebbe mai passato per la testa di scrivere la sua biografia, tanto era insignificanteMichael Grant, uno dei principali storici inglesi specializzato in epoca classica, James H. Charlesworth, docente universitario di Lingue e Letterature del Nuovo Testamento e tra i massimi esperti al mondo di Libri Apocrifi e Pseudepigrapha (i libri con titoli falsi) della Bibbia Ebraica e Cristiana, E.P. Sanders, autore di “La figura storica di Gesù” ed esperto di fama mondiale del Nuovo testamento, F.F. Bruce, autore di “Sono affidabili di documenti sul Nuovo testamento?” e tra i principali sostenitori del “Si”, secondo cui “[…] per uno storico imparziale, la storicità di Cristo è tanto assiomatica quanto quella di Giulio Cesare“, Santiago Guijarro, filologo biblico e docente di Storia del Nuovo Testamento alla Facoltà di Teologia di Salamanca, per cui la crocifissione di Gesù è “[…] tra gli eventi storici con maggior ricchezza di testimonianze storiche”, concordano su una cosa: Gesù era un personaggio poco significativo. L’unica ragione per cui il suo nome compare tra le pagine della letteratura pagana e giudaica è perché ve lo inserirono i suoi seguaci cristiani. “Nessuno storico non cristiano si sarebbe mai sognato di scrivere delle origini del Cristianesimo – afferma Guijarro- , nella storiografia si trovano solo accenni agli avvenimenti più rilevanti, che oggi per noi hanno senza dubbio un valore immenso”.

“Quando mi chiedono “Si, ma tu che prove hai dell’esistenza di Cristo” io rispondo che ne ho da vendere – scrive John P. Meier in “Un Ebreo marginale: nuova visione storica di Gesù” –  basta leggere Giuseppe Flavio“.

imagesLo storico, politico e militare di origine ebraica vissuto nel I sec. n.d.r. in “Testimonium flavianum”, un testo del suo libro “Antichità Giudee (91-94)” scrive: “In quel tempo apparve Gesù, un uomo saggio, ammesso che lo si possa chiamare uomo, perché compì opere straordinarie e e ammaestrò gli uomini che con piacere accolgono la verità. E radunò molti uomini attorno a se, greci e giudei. Egli era il Messia. E quando Pilato, dietro accusa dei maggiori responsabili del nostro popolo, lo condannò alla croce, chi lo aveva amato all’inizio non smise mai di farlo perchè il terzo giorno egli apparve loro di nuovo vivo,  avendo i profeti annunciato questo, e detto mille altre meraviglie sul suo conto. E ancora oggi la tribù dei Cristiani che prende il suo nome continua ad esistere”.

Lo storico latino Tacito (56 – 118 d.C.) nomina Cristo nei suoi “Annali”, parlando dell’incendio di Roma del 64 ad opera di Nerone, che “[…] si inventò dei colpevoli e colpì con supplizi raffinatissimi coloro che il popolo, odiandoli per i loro delitti, chiamavano Cristiani. Prendevano il loro nome da Cristo, che sotto l’imperatore Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato. Momentaneamente soffocata, questa rovinosa superstizione si diffondeva di nuovo, non solo per la Giudea, origine di quel flagello, ma anche per Roma, dove da ogni parte confluiscono e trovano seguaci ogni sorta di atrocità e cose vergognose”. downloadGiuseppe Flavio e Tacito non erano cristiani ed erano storici attendibili: i loro (pochi) accenni alla figura di Gesù sono tra le testimonianze più attendibili della sua esistenza. Ma se non bastasse c’è una vasta storiografia, che va da Plinio il Giovane – che nella lettera 96 del libro 10 indirizzata all’imperatore Traiano per chiedergli cosa fare dei Cristiani cita Gesù per tre volte – a Svetonio – che nel V “Libro sulla vita dei Cesari” scrive che l’imperatore Claudio “[…] Espulse da Roma i giudei che andavano sempre organizzando tumulti, istigati da un certo Chrestus (Cristo)” -, da Luciano di Samosata – “I Cristiani tutt’oggi adorano un uomo, l’insigne personaggio che introdusse i loro nuovi riti, e che per questo fu crocifisso. Ad essi fu insegnato dal loro originale maestro che essi sono tutti fratelli, dal momento della loro conversione, e [perciò] negano gli dèi della Grecia, e adorano il saggio crocifisso, vivendo secondo le sue leggi” – a Celso – che ne “La vera Dottrina” attacca i Cristiani e nomina anche lui Gesù – al Talmud Babilonese – una collezione di scritti rabbinici ebrei, compilata verso il 70-500 d.C. circa, in cui si legge “Alla vigilia della Pasqua [ebraica], Yeshu (Gesù) fu appeso. Per quaranta giorni prima dell’esecuzione, un araldo . . . gridava: “Egli sta per essere lapidato perché ha praticato la stregoneria e ha condotto Israele verso l’apostasia” – fino a Mara Ben Sarapión – filosofo della provincia romana in Siria, che si riferisce più volte a Gesù nei suoi scritti pur senza farne il nome.

I loro scritti, in quanto storici non cristiani, sono la migliore e più attendibile testimonianza dell’esistenza di Gesù: ma proprio il fatto che il Messia venga nominato sporadicamente nelle loro opere e alle sue gesta si fa solo cenno quando incrociano avvenimenti e personaggi storici ben più significativi, è segno della suo scarso interesse storico.

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