"La giostra dei fiori spezzati", il thriller storico di Matteo Strukul

23 Aprile 2014
Rosa Anna Buonomo
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Matteo StrukulE’ nelle librerie dal 1° aprile “La giostra dei fiori spezzati”, il nuovo romanzo dello scrittore padovano Matteo Strukul. Ambientato nella Padova di fine Ottocento, durante l’inverno del 1888, il nuovo lavoro di Strukul è un mix tra il romanzo storico e il thriller.
Classe 1973, scrittore e sceneggiatore di fumetti, è autore della fortunata serie di romanzi dedicati all’eroina Mila Zago, in corso di traduzione in 15 Paesi.
YOUng lo ha intervistato.

Parlaci un po’ di te. Presentati ai lettori di YOUng

Sono un lettore compulsivo, amo il rock e la Birra Cimbra, adoro gli anni ’70, i pantaloni a zampa d’elefante e i capelli lunghi, la grappa e il risotto all’Amarone. Gioco tantissimo a tennis e adoro girare per Berlino con Silvia (mia moglie) per i mercatini delle pulci, è una specie di droga cui non riesco a rinunciare. Tarantino, Peckinpah, Herzog sono la mia sacra trimurti del cinema, i Black Crowes e i Rival Sons mi hanno cambiato la vita. Credo che Mickey Rourke sia il più grande attore vivente e Sons of Anarchy è la miglior serie televisiva degli ultimi dieci anni.

Quando hai iniziato ad appassionarti alla scrittura e quali sono stati i tuoi riferimenti letterari?

Mi sono appassionato alla lettura quando avevo quattro anni. Scrivere è una conseguenza naturale della mia mania di leggere. Riferimenti letterari? Molta epica all’inizio: Omero e Virgilio, certo, ma anche quella germanica de La Canzone dei Nibelunghi. Poi, in ordine sparso, Shakespeare, Marlowe, Schiller, Goethe, Scott, Stevenson, Dumas, Verne, Salgari, Doyle, Poe, Hoffman, Novalis, Von Kleist, Storm, Brecht, Remarque, Maupassant, Byron, Dickens, Collins, Faulkner, Caldwell, Stoker, Shelley e una marea di altri. In ultima, tantissimi autori contemporanei: Lansdale, Ellroy, Gischler, Starr, Abercrombie, Thompson, Peace, Raymond, Guthrie, Carlotto e De Cataldo, Di Fulvio e Altieri.

Con “La giostra dei fiori spezzati” ti cimenti per la prima volta con il thriller storico. Perché questa scelta e quali sono state le fasi di lavorazione?

Dopo il pulp noir dei romanzi di Mila, a cui tornerò dopo questo romanzo, sentivo il bisogno di cambiare , di scrivere qualcosa di diverso. Amo il nero, il pulp, la crime fiction ma adoro il romanzo storico e alcuni libri in particolare come “L’alienista” e “L’angelo delle tenebre” di Caleb Carr, “Drood” di Dan Simmons, “Il nome della rosa” di Umberto Eco e “La scala di Dioniso” di Luca di Fulvio mi hanno letteralmente sconvolto l’esistenza. La mia vita è cambiata dopo quelle letture, sono stati romanzi semplicemente unici. Vere e proprie esperienze di vita. Aggiungiamo “From Hell” di Alan Moore e Eddie Campbell. Da qui il desiderio fermo di scrivere qualcosa che riprendesse quelle atmosfere ma ambientando una storia nerissima e inquietante nel Veneto e nell’Italia di fine ‘800: il laudano, la Scapigliatura, Eleonora Duse, Cesare Lombroso, il teatro, la Grande Emigrazione verso il Sudamerica, l’alienistica intesa come archeologia della psichiatria, ebbene tutto questo rappresentava un mondo di personaggi e temi in grado di esercitare su di me una malia irresistibile. Da qui la volontà di scrivere “La giostra dei fiori spezzati”. Uscire nella collana Omnibus di Mondadori, che ha pubblicato molti dei romanzi che ho citato, aveva il sapore non solo del sogno ma della Tortuga letteraria perfetta per dare asilo a un pirata della scrittura come me!

Come sono nati i personaggi di Giorgio Fanton e di Alexander Weisz?

Direi che sono figli delle mie letture e del Veneto. Fanton è il classico cognome del Nordest, mentre Weisz, palesemente austro-ungherese, racconta delle dominazioni cui la mia terra è stata soggetta in passato. Il mio stesso cognome è austro-ungherese. Poi, chiaro, dentro ci sono Holmes e Watson, soprattutto nella rilettura cinematografica di Guy Ritchie, ma li sento molto come due personaggi fortemente legati al loro contesto storico e al Veneto di quegli anni, inevitabilmente figlio delle radici culturali della Grande Austria: in questo senso ci sono anche molte suggestioni mutuate dai grandi romanzi di Joseph Roth come “La marcia di Radetzky” e “La cripta dei Cappuccini”.

Tutte le vittime nel romanzo hanno il nome di un fiore. Perché?

Diciamo che da un lato ha a che fare con l’assassino, era uno di quei particolari inquietanti che rendevano la storia ancora più sinistra, un dettaglio proprio per questo quasi morboso. Dall’altra parte era un modo per accendere l’attenzione sulle vittime, scegliendo la prospettiva già sperimentata da Derek Raymond: voglio raccontarti chi sono le donne uccise e non mi limito a usarle come semplici pedine di un gioco più grande come avviene molto spesso nei gialli classici.

Minuziosa la ricostruzione del contesto storico in cui si muovono i personaggi. Come l’hai ricreato?

Nel modo più tradizionale: leggendo le cronache dell’epoca, i quotidiani di fine ‘800, e un mare di monografie. Tantissimo, davvero tantissimo lavoro di ricerca, attenzione ai dettagli, alla toponomastica, al contesto storico, alle tesi e alle nozioni di scienza giuridica e medica. Un lavoro infinito ma meraviglioso che alla fine mi ha dato grande soddisfazione.
C’è un aneddoto legato alla stesura del romanzo che ricordi con particolare simpatia?
Direi quando mi hanno detto che sarei uscito per la collana Omnibus che, come lettore, ho sempre adorato. Penso che pubblicare su una collana così sia il sogno di molti scrittori. Insomma, il mio di sicuro, come dicevo prima!

I romanzi con protagonisti Mila Zago sono in pubblicazione in 15 Paesi del mondo. Qual è la forza del personaggio?

La forza è il personaggio. Mila è una figura nient’affatto scontata, un’eroina dark, letale eppure piena di fragilità e inquietudini, una donna coraggiosa ma che si sente merce avariata. Credo che un personaggio come Mila arrivi a lettrici e lettori con tutto il proprio tormento, con una vita fatta a pezzi che lei tenta di ricostruire senza peraltro riuscirci. C’è qualcosa che in lei si è spezzato. Forse per sempre. E in questa grandezza decadente sta il suo mistero. Mila è un personaggio che amo molto, non c’è nulla di lontanamente governabile in lei. Forse se dovessi trovare un aggettivo per Mila direi indomita. Non molla mai, non riesci a dirle cosa fare, anche quando la metti da parte, vuole continuamente attenzione, e s’impone a suon di risultati. Le devo molto. Ma anche lei ha un conto aperto con me…ah ah!

Prossimi progetti?

Il nuovo romanzo di Mila è in scrittura. Sarà ancora diverso dagli altri. Voglio una trama più dritta questa volta e delle briciole d’affetto per lei. Per certi aspetti, lettrici e lettori troveranno una Mila inedita, quasi sorprendente, con momenti di vera tenerezza. Pochi eh? Sia chiaro. Però ci saranno. Poi, vediamo, ho un progetto segreto con Victor Gischler che sto portando avanti e almeno altre due cose in fase ancora embrionale… ma arriveranno anche quelle e credo saranno molto interessanti.

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