Quando il DNA depista le indagini

23 Aprile 2014
Giovanni Pili
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Quella che consideravamo la prova per eccellenza, potrebbe invece depistare le indagini degli inquirenti. Il DNA infatti può arrivare nella scena del crimine, trasferito da altri. A scoprirlo i ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma.

crimineLo studio è stato condotto dai genetisti Antonio Filippini e Carla Vecchiotti. E riguarda il cosiddetto Touch DNA. Le tracce di questa importante traccia biologica non è detto che appartengono a chi tocca l’arma del delitto o qualcos’altro presente nella scena del crimine; potrebbe invece appartenere a terze persone che non sono mai state lì. Come si spiega? Semplicemente l’assassino potrebbe – inconsapevolmente – trasportare tracce di DNA appartenente ad altre persone.

E’ importante ricordare che questa ricerca riguarda solo il Touch DNA, ovvero quello che si pensava, fino ad oggi, proviene dallo strato superficiale della pelle; stando a quanto scoperto dai ricercatori romani proverrebbe, invece, dalle ghiandole sebacee, ovvero, dalle regioni pilifere. Questo significa che il palmo delle mani non dovrebbe presentarne tracce. In caso contrario è molto probabile che trasporti anche il Touch DNA di altre persone.

La scoperta se confermata potrebbe portare a rivedere numerosi casi penali, non solo italiani. Non sappiamo se augurarci una conferma o smentita. Potrebbe rivelarsi un alibi non indifferente, anche per i veri criminali.

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