Unfriend: Quando finisce un'amicizia su Facebook

28 Aprile 2014
Giovanni Pili
Per leggere questo articolo ti servono: 3minuti

Uno studio dell’Università del Colorado (CU Denver Business School) condotto dal Dottorando Christopher Sibona evidenzia come l’unfriend (l’eliminazione di “amici” tramite social network) sia influenzato soprattutto da divergenze in materia religiosa o politica.

unfriendIl social network di riferimento per questa ricerca è stato Facebook. Sibona ha individuato cinque tipologie di unfriend: Al primo posto ci sono i compagni di scuola (secondo 1/5 degli intervistati), al secondo posto c’è un generico “altri”, seguito da “amici di amici”, “colleghi” e “amici con interessi comuni”. Ci ha colpiti molto la mancanza di emotività in questi unfriend, stando anche all’analisi di Sibona:

«Il motivo principale per il quale si toglie da Facebook qualcuno dei compagni di classe è per la pubblicazione di commenti “di parte” su religione o politica … L’altro grande motivo per l”’unfriend” è la frequente condivisione di contenuti non interessanti».

Uno dei problemi che potrebbe spiegare questo fenomeno è il concetto stesso di “amico”, che Facebook impone a prescindere dai motivi per cui si sceglie di acquisire un nuovo “contatto”. Problema che Google+ sembra invece non trascurare, utilizzando il sistema delle cerchie. Anche su Facebook di fatto esistono le cerchie, ma non sono rappresentate da concetti adeguati. Quando vogliamo seguire l’attività di un VIP come di un qualsiasi altro personaggio che su Facebook raggiunge un certo carisma noi gli “chiediamo l’amicizia”; in realtà vorremmo solo tenerlo tra i nostri “contatti”, così ci troviamo in situazioni imbarazzanti nelle quali siamo spinti a dare del tu a persone alle quali nella vita di tutti i giorni daremmo del lei. Se consideriamo il concetto di “contatto” e la formula del “tu” come dovuta alla colleganza (trovarsi utenti dello stesso social network) il problema non si pone e la rimozione di uno di essi per ragioni ideologiche o per abuso di gattini pucciosi in bacheca non ci sembra una giustificazione futile.

facebook_03Come si spiega allora che 1/5 degli unfriend – per lo meno in America – siano ex compagni di scuola? Chi di noi avrebbe voglia di rivedere di persona le amicizie nate alle elementari piuttosto che al liceo? Facebook da la possibilità di riallacciare questi contatti, anche se in realtà è solo il surrogato di una “rimpatriata”. Nella vita di tutti i giorni le vecchie amicizie sfumano lasciando posto alle nuove; nei social network possiamo lasciarci andare al fascino di risentire vecchie conoscenze per vedere come sono cambiate queste persone. Ma si tratta ancora di “amici”?

Nella vita reale succede spesso – soprattutto quando si è costretti a convivere determinate situazioni – di scoprirci affiatati con persone dalle idee politiche o religiose totalmente diverse dalle nostre; chi lo nega non deve essere il collega simpatico e collaborativo che ci auguriamo tutti di trovare.

Esiste un rapporto fisico e un fine comune, compresa la necessità di vivere in pace in situazioni dalle quali non si può fuggire facendo “zapping” da un’altra parte o “bannando” chi non ci piace. Ciò che si dice, anche quando può urtare, sparisce e non rimane memorizzato in un database; basta un caffé o una sigaretta per “fare pace”. Il contatto fisico è l’unico mezzo con cui gli esseri umani possono sviluppare empatia; la “personalità” è la nostra unica “bacheca”, non possiamo crearci fake; trollare non è consigliato, se non al prezzo di renderci ridicoli. Nel virtuale personalità, situazione ed empatia non esistono.

Si creano così fenomeni curiosi. Un tratto della personalità sul social network può palesarsi, mentre nella vita di tutti i giorni resta del tutto nascosta. Il timido diventa un guru con migliaia di fan; il ragazzo trendy finisce nelle pagine Facebook dove i “maniaci virtuali” vengono esposti al pubblico ludibrio, esponendo gli screenshot delle loro pesanti avance a contatti femminili che presentano foto dal retrogusto erotico; due persone possono flirtare per mesi eppoi quando si vedono appena si salutano arrossendo; eccetera.

Sono fenomeni che non possiamo ignorare, la ricerca da parte di psicologi e sociologi deve continuare a studiarli, perché l’etere avanza accelerando sempre di più ed è già teoricamente possibile il suo utilizzo per le future società democratiche, permettendo a movimenti politici ed etici di svilupparsi senza bisogno di grossi finanziamenti, mentre i popoli potranno addirittura votare. E’ importante capire quindi in che modo le nostre personalità ed i nostri legami sociali verranno influenzati da questo cambiamento paradigmatico.

L'AUTORE
SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI