La nuova febbre dell'oro viene dai fondali marini – VIDEO

25 Luglio 2014
Laura Elisa Rosato
Per leggere questo articolo ti servono: 2minuti
L'Autorità internazionale dei fondali marini (Isa), è in corso di rilascio di 26 nuove licenze di esplorazione a enti pubblici e privati per il recupero di minerali preziosi come il manganese, il rame e l'oro.

Lo sfruttamento commerciale degli elementi minerali marini è stato finora limitato prevalentemente ai depositi provenienti da erosione meccanica e chimica delle rocce continentali, trasportati verso l’oceano principalmente dai fiumi ( sabbia, ghiaia e materiali calcari, facilmente estraibili con l’impiego di apposite navi per dragare il fondo marino, e si trovano in zone relativamente poco profonde al largo del mare).



Le risorse di cui parliamo, al contrario, si trovano in acque profonde, al di là del limiti delle giurisdizioni nazionali, e richiedono attrezzature, macchinari e metodi particolarmente avanzati per via della elevatissima pressione, della temperatura e delle condizioni di luce.  Sono il prodotto di processi naturali: i cosiddetti noduli ( masse di roccia grandi come grossi tuberi) che contengono manganese, rame, zinco, argento…e anche oro ( secondo le stime della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) i fondali offrirebbero 4 kg di oro/ per abitante terrestre= 150mila miliardi di dollari al valore attuale).

_76461892_76461891

Photocredit BBC

Ognuno di questi noduli può fornire fino a dieci volte i minerali prodotti da una miniera tradizionale di superficie

Attualmente il 7.5% della superficie globale delle dorsali oceaniche è già esplorato ( i primi scavi risalgono agli anni ’60) : i progressi tecnologici e la sempre maggiore domanda di questi minerali porterà questi dato solo ad aumentare. Si stima che il solo Oceano Pacifico ospiti 27 miliardi di tonnellate di noduli ( 290 milioni di tonnellate di rame e 340 milioni di tonnellate di nickel). Con le nuove autorizzazioni la superficie totale di fondali concesso in licenza raggiunge 1,2 milioni di chilometri quadrati ( due volte la Francia).

Un tesoro sommerso che fa gola a tanti.

 

Questi “depositi” sono rintracciabili grazie a fonti idrotermali naturali ( scoperte nel 1977) che gettano in mare elevate concentrazioni di metalli e minerali – geyser sottomarini che emettono fluidi con temperature superiori a 600 ° che, a contatto con l’acqua di mare ghiacciata, fanno precipitare nel fondo dell’oceano i minerali solidificati in essi contenuti .

La Nuova Zelanda ha rifiutato il progetto della Trans Tasman e l’Australia ha vietato lo sfruttamento dei propri fondali marini fino al 2015 ma questi accordi potrebbero essere presto rinegoziati. Intanto la prima licenza di esercizio sembra una realtà sempre più prossima: il primo progetto ad essere lanciato potrebbe essere Solwara 1 della Nautilus Minerals nelle acque della Nuova Guinea.

SOLWARA-img1

L’Autorità internazionale dei fondi marini è l’organo internazionale istituito appositamente per l’elaborazione di normative applicabili alle estrazioni in mare aperto che finora ha “tenuto a freno” le ambizioni internazionali. La sua vision sarebbe quella di istituire un sistema di royalties per ridistribuire la ricchezza globale derivante dai fondali marini in acque internazionali e prevenire i benefici di sfruttamento dei soliti grandi gruppi. Nel frattempo concentra i suoi sforzi nell’elaborazione di un protocollo che riduca al minimo l’impatto ambientale.

Rimane una questione irrisolta: l'ambiente.

Purtroppo, in prossimità di fonti idrotermali di dorsali oceaniche, non ci sono solo le risorse minerarie, ma questo ambiente unico è anche abitato da specie endemiche e rare che potrebbero effettivamente scomparire a causa dei rifiuti .

Per approfondire:

I FONDI MARINI QUALI PATRIMONIO COMUNE DELLA UMANITA

Estrazione mineraria nei fondali marini

SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI