Trivellazioni e terremoti: "nessun nesso", Ortolani: "Studi non trasparenti"

26 Luglio 2014
Maria Melania Barone
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Il forte conflitto di interessi delle compagnie petrolifere nella sperimentazione che ha negato il nesso di causalità tra trivellazioni e terremoti. Il rapporto della Commissione internazionale è stato secretato per ben due mesi prima di essere reso pubblico.

Trivellazioni-petrolifere-alle-TremitiEMILIA ROMAGNA – La Commissione che ha ricevuto l’incarico di condurre la sperimentazione in Emilia Romagna per capire se esiste il nesso di causalità tra trivellazioni e terremoti ha dato parere negativo: “Le trivellazioni non causano terremoti”. Tuttavia esistono ancora fortissime perplessità in merito alla trasparenza di questo studio.

Su mandato dell’ex commissario alla ricostruzione Vasco Errani (ordinanza n. 76 del 12 novembre 2012), la Protezione Civile incaricò la Commissione internazionale Ichese di far luce sul nesso tra trivellazioni e terremoti. Per questo scopo, dunque, la sperimentazione aveva il compito di agire su una faglia “vicina al punto di rottura” e che poteva essere la causa del sisma del 20 e 29 maggio 2012.

IL RAPPORTO FANTASMA E LA RIVISTA SCIENCE – Va detto che il rapporto della Commissione fu ultimato sin dal febbraio 2014. Poi, per motivi del tutto sconosciuti, il rapporto non venne mai alla luce. Perchè? All’epoca dei fatti, Vasco Errani, raggiunto da Il Fatto Quotidiano, si limitò a dire che “sarebbe stata fatta chiarezza”. Il rapporto fantasma sarebbe poi stato depositato in Regione Emilia Romagna e solo la rivista Science disse di averlo letto e dichiarò l’esatto contrario di quello che è stato pubblicato ieri. La possibilità che ci fosse un “fattore scatenante” nell’attività degli impianti petrolifici di Cavone, nei pressi di San Possidonio, in provincia di Modena, di proprietà della Gas Plus e che indusse Errani ad emettere l’ordinanza, pesava così tanto che la rivista Science, riassunse in un articolo il rapporto che lesse in esclusiva. Quell’articolo fece il giro del mondo:

Nelle conclusioni della commissione c’è scritto che non si può escludere che le attività nel sito abbiano dato inizio al terremoto del 20 maggio, il cui epicentro era a circa 20 chilometri di distanza. Secondo gli esperti – precisa Science – le variazioni di stress e pressione all’interno della crosta terrestre, derivanti sia dalla rimozione del petrolio, sia dall’introduzione di fluidi necessari a provocare la fuoriuscita del greggio, quasi certamente non sarebbero state sufficienti a provocare, da sole, un terremoto simile. Tuttavia è possibile che la faglia coinvolta nella sequenza sismica del 20 maggio fosse vicina al punto di rottura, e che le variazioni imposte dall’uomo alla crosta terrestre, seppur minime, siano state sufficienti a innescare il terremoto. Fenomeno che, a sua volta, potrebbe aver dato avvio alla scossa del 29 maggio

L’INTERESSE CRESCENTE DELLE LOBBIES DEL PETROLIO – Nel frattempo che il rapporto della commissione faceva il suo iter, nel silenzio generale, in Emilia Romagna arrivavano altre petizioni di estrazione da parte di altre compagnie quali la texana Aleanna Resources, che ha il progetto concentrato nel sottosuolo ferrarese per l’estrazione di gas metano, poi abbiamo la milanese Expoloenergy s.r.l, che vorrebbe estrarre lo ‘shale gas’ proprio nella zona interessata dal terremoto e poi, giusto per non farci mancare nulla, c’è anche l’Independent Resources che è da sempre interessata al sito di Rivara.

Ma chi sono i membri nominati dalla commissione? Si tratta di studiosi dai curriculum inattaccabili eppure, alcuni di loro, legati a filo doppio alle compagnie petrolifere o minerarie e, in questo caso, controlli e controllati, come spesso accade in Italia, coinciderebbero. Tra questi abbiamo Paolo Scandone, professore ordinario di geologia strutturale all’Università di Pisa; Franco Terlizzese, direttore generale per le risorse minerarie ed energetiche del dipartimento per l’Energia del ministero dello Sviluppo Economico; Stanislaw Lasocki, capo del Dipartimento di Sismologia e Fisica della Terra a Varsavia, in Polonia; Peter Styles, docente di geofisica applicata e ambientale alla Keele 4 Univerity in Gran Bretagna, ma anche membro dello “Shale Gas Europe expert advisory panel”; un altro membro della commissione, il professore emerito di Geofisica alla Federico II di Napoli, Paolo Gasparini, ha anche lavorato come consulente per varie ditte petrolifere; Ernst Huenges, direttore dell’International center for geothermal research in Germania, centro notoriamente finanziato da petrolieri.

L’OPPOSIZIONE DI ORTOLANI – Sulla questione non poteva non intervenire il Professor Franco Ortolani, docente di geologia presso l’Università Federico II di Napoli, che da sempre si è distinto per la sua forte attenzione alla connessione tra trivellazioni e terremoti, soprattutto in relazione a ciò che potrebbe accadere in Irpinia, regione fortemente sismica e interessata da trivellazioni:

“I terremoti emiliani del maggio 2012 avevano gettato l’allarme circa una eventuale relazione con le attività nel sottosuolo del giacimento Cavone nei pressi di Mirandola. La Commissione ICHESE, istituita da Protezione Civile Nazionale e Regione Emilia Romagna ha redatto una relazione nella quale si lasciava aperta la possibile relazione tra attività nel giacimento Cavone e attivazione della prima scossa del 20 maggio 2012. E’ stata eseguita una sperimentazione nel sottosuolo del giacimento Cavone per verificare le caratteristiche fisiche. I dati sono stati elaborati da una commissione di sei esperti statunitensi e la metodologia usata è stata validata da INGV. Assoluzione piena, al Cavone! E si apre la strada ad altre eventuali assoluzioni piene circa non augurabili incidenti connessi ad altre attività invasive nel sottosuolo quali stoccaggio di metano, stoccaggio di fluidi inquinanti derivanti dalla lavorazione degli idrocarburi, stoccaggio di anidride carbonica mediante pompaggio ad alta pressione nel sottosuolo interessato da faglie attive che hanno già causato terremoti disastrosi nel passato e già cariche di energia tettonica. Chi ha conquistato questa verità? Secondo gli accordi presi tra Ministero dello Sviluppo Economico e Regione Emilia Romagna, nella sperimentazione Cavone hanno lavorato la Compagnia Gas Plus (la stessa degli impianti petrolifici di Cavone, nei pressi di San Possidonio, in provincia di Modena, n.d.r.) e Padana Energia, che gestisce il giacimento, e Assomineraria. Vale a dire che le pubbliche istituzioni sono rappresentate da persone di un ministero appartenente ad un governo che con la Regione Emilia Romagna ha secretato per circa due mesi il rapporto della Commissione Ichese invece di renderlo subito pubblico. Avranno avuto i loro buoni motivi che non coincidono con quelli dei cittadini interessati a conoscere subito l’esito. Gas Plus-Padana Energia e Assomineraria rappresentano le compagnie petrolifere fortemente interessate ad essere totalmente scagionate da qualsiasi responsabilità nella attivazione dei terremoti. Questi quattro “soggetti” hanno svolto le indagini, affidato gli incarichi per la redazione del verbale finale e della sua validazione metodologica! Tra l’altro INGV è impegnato in varie convenzioni con ENI! Dopo poco più di due anni il mistero è stato svelato: le compagnie petrolifere hanno mezzi e metodologie per dimostrare che le attività invasive non causano terremoti che, se si verificano, dipende esclusivamente dalla natura o meglio dalle masse continentali africana ed europea che non ne vogliono sapere di stare al posto loro e cedono ad una attrazione fatale ed inarrestabile. Nelle altre parti del mondo le attività invasive nel sottosuolo causano terremoti: da oggi in Italia è proibito! Il modello non lo prevede! Finalmente i cittadini possono stare tranquilli! C’è chi pensa alla loro sicurezza. Speriamo che ce la caviamo!”

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L'AUTORE
Giornalista pubblicista nasce a nel cuore di Napoli ma vive in molte città italiane, dopo aver compiuto studi umanistici si interessa al mondo editoriale con particolare attenzione alla politica, ambiente e geopolitica.
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