Pagare con un tweet, la nuova frontiera dello shopping

1 Settembre 2014
Aurora Scudieri
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tweet

Oggi, è un dato di fatto, non sei nessuno se non pubblichi tweet interessanti, ironici, polemici. Lo fa il presidente del consiglio, il Papa, la star di Hollywood…

E così, per non rischiare di sbagliare il tiro, le grandi marche iniziano a “comprare i tweet”. In occasione del lancio del nuovo profumo Marc Jacobs, la ditta ha utilizzato i propri clienti come tramite, per comunicare con i social network. Come? Proponendo loro di pagare i prodotti con un tweet. Un baratto, uno scambio. Io do un tweet a te e tu dai il prodotto a me. Postare un messaggio che suggerisce, consiglia, segnala un prodotto sui social network, infatti, è per una grande marca molto più redditizio di una semplice banconota, perché si traduce in pubblicità e quindi clienti.

Ma il vantaggio non sembra arrivare solo alla ditta, ma anche al cliente che, con un semplice clic, può così aggiudicarsi il suo prodotto preferito.
A settembre 2012, il cereali Kellogg’s sono stati tra i primi a sperimentare questa esperienza durante una sola giornata che segnava il lancio di un nuovo prodotto. In cambio di un tweet con l’hashtag #tweetshop, infatti, i clienti potevano recarsi al negozio di Londra per ritirare la loro scatola di cereali omaggio.

Da allora l’idea è stata ripresa varie volte. Negozi aperti solo per 24 ore, un hashtag da citare e in cambio un articolo gratis.
L’ultimo, in ordine di tempo, è appunto Marc Jacobs che con il suo nuovo profumo e con il suo nuovo negozio “pop-up” aperto solo per tre giornate nel cuore di Londra ha offerto prodotti in cambio di un tweet. Anche la ditta di surgelati Birds Eye ha offerto un pasto gratis nel ristorante aperto solo 24 ore. Mentre Nokia ha organizzato una mostra dove i tweet “più influenti” vincevano una opera d’arte.

Se la solita pubblicità, in tv, su carta, per radio, per strada, funziona sempre peggio, bisogna pur inventarsi qualcosa. “Si tratta di chiedere a qualcuno di vendergli il suo accesso ai propri amici” spiega Dan Calladine, gestore del blog London Pop-ups.
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