Un liceale americano su cinque fa "sexting"

22 Ottobre 2014
Aurora Scudieri
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sextingFai sesso virtuale? Si chiama sexting ed è la pratica di scambiarsi foto pornografiche con il telefonino, una nuova “moda” tra gli adolescenti, soprattutto quelli americani nonostante i rischi altissimi.
Secondo uno studio svolto dall’università dello Utah il 19,1 % dei 1.130 liceali intervistati hanno ammesso di aver inviato delle foto seminude e il 38 % affermano di averle ricevute. Quasi una persona su cinque, dopo questa prima foto, inoltre, ne hanno mandata un’altra, prosegue lo studio pubblicato
nella rivista Computers in Human Behavior.
Nell’83 % dei casi si tratta di adolescenti di sesso femminile che dichiarano di aver spedito questi ‘sextos’ al proprio ragazzo.

I risultati dello studio confermano i dati pubblicati lo scorso anno, come spiega Don Strassberg, professore di psicologia all’università dello Utah. “Il ‘sexting’ è lontano dall’essere una pratica isolata. La possibilità di inviare foto di carattere sessuale può diventare problematica, particolarmente per le ragazze che condividono foto esplicite”. Infatti “una volta che la voto viene spedita, il mittente non ha più il controllo su di essa e non può sapere quante persone la vedranno” continua ammettendo di non capire perché gli adolescenti decidono di mettersi in pericolo.

Tra i rischi c’è l’umiliazione ma anche l’utilizzo di foto in siti pedopornografici e in alcuni casi delle minacce sul suo utilizzo in cambio di denaro. Il ‘sexting’ ha anche portato a tragedie tra adolescenti americani come il caso di Jessica Logan, 18 anni che nel 2008 si suicidò dopo la diffusione di una sua foto nuda scattata dal suo ragazzo, o Hope Sitwell, 13 anni anche lei si tolse la vita per ragioni simili, e Phoebe Prince nel 2010 in Massachussetts, stessa storia. Anche gli uomini, soprattutto omosessuali, ne restano vittima, come Tyler Clementi, studente di 18 anni che nel 2010 si è buttato da un ponte di New York dopo che un suo compagno di stanza fece girare un suo video che lo ritraeva con il proprio amante.

Lo studio dell’università dell’Utah sottolinea come questi terribili casi conclusi con un suicidio sono “poco frequenti ma molto mediatici”. la pubblicazione di foto e video porno è invece molto comune tra i giovani e ha dato origine al termine “revenge porn”

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