Riprodotti i mattoni della vita su un meteorite

11 Novembre 2014
Giovanni Pili
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Esponendo un meteorite a delle radiazioni solari è possibile ottenere un brodo primordiale, assecondando la teoria della panspermia.

da9792e33e24dce06980588171af2f51Fin dallo storico esperimento di Miller – ripetuto con successo fino ad oggi – possiamo considerare ampiamente dimostrato che la vita, date le opportune condizioni fisiche, possa svilupparsi spontaneamente. Questi studi riguardano per l’appunto l’origine della vita per mezzo del cosiddetto “brodo primordiale”, la cui scintilla si suppone possa essere stata generata dai fulmini. Esiste anche una seconda teoria che potrebbe spostare l’origine della vita, nel tempo e nello spazio: quella della Panspermia, formulata per la prima volta dai fisici Kelvin ed Helmholtz. Secondo questa tesi la vita potrebbe essere arrivata sulla Terra, come su altri pianeti, dallo spazio, verosimilmente per mezzo di meteoriti, asteroidi o comete.

Sappiamo con certezza che l’Universo presenta sostanze organiche all’infuori del nostro pianeta in grande quantità. D’altro canto c’è chi trova troppo breve il periodo di tempo che dovrebbe passare tra la comparsa della prima cellula sulla Terra e l’avvento di primi esseri pluricellulari. Per tanto ci si è chiesto se fosse possibile verificare in laboratorio anche le condizioni necessarie allo sviluppo dei mattoni della vita nello spazio. Ed è quanto è stato fatto nell’esperimento condotto dai ricercatori Raffaele Saladino ed Ernesto Di Mauro in collaborazione con il Centro Russo di Astrobiologia a Dubna. I risultati verranno pubblicati su Pnas, rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti.

In questo caso la “scintilla” sarebbe rappresentata dal vento solare. Con l’aiuto del Dubna Jinr, situato a Mosca (una sorta di CERN russo) è stata riprodotta la radiazione solare – ovvero di una qualsiasi stella, attorno della quale potrebbe ruotare un pianeta che gode delle condizioni ideali per ospitare la vita – come spiega lo stesso Saladino:

«Riproducono fasci di protoni ad alta energia che sono i principali costituenti della radiazione cosmica e del vento solare, una forma di energia che permea costantemente il nostro sistema planetario».

I ricercatori hanno sottoposto a queste radiazioni dei frammenti di meteorite, intrisi di sostanze organiche esistenti nella nostra galassia, costituito da idrogeno, carbonio, ossigeno e azoto. Sono state ottenute così sostanze come amminoacidi, carbossilici e lipidi. In tutto sono un centinaio di molecole «fra le quali componenti principali della cellula e per la prima volta in esperimenti di questo tipo … anche i nucleotidi, nei quali le base nucleiche che costituiscono il materiale genetico sono legate a uno zucchero».

Fino a che punto questi studi possono dimostrare che la vita è arrivata dallo spazio? Può essere un suggestivo indizio, non di meno è stata verificata la possibilità che perlomeno i composti organici fondamentali al suo sviluppo siano venuti dallo spazio; questo non sposta necessariamente le datazioni consolidatesi finora, anzi potrebbe renderle ancora più attendibili, lasciando alla Terra il ruolo di “assemblatrice”, o se vogliamo di “demiurgo”, rendendo ancora più forte la speranza di non essere soli nell’universo.

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