La musica usata per sconfiggere la depressione negli adolescenti

13 Novembre 2014
Aurora Scudieri
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musicoterapiaE’ molto più di un semplice passatempo. La musica, utilizzata come musicoterapia e combinata con degli antidepressivi, ha permesso di veder ridotti i sintomi di depressione in giovani dagli 8 ai 16 anni.

Lo studio, condotto da una squadra della Queen’s University di Belfast in Irlanda del Nord ha dimostrato come una cura di musicoterapia combinata con un trattamento di antidepressivi migliorerebbe in modo significativo i sintomi depressivi presenti in bambini ed adolescenti in questa fascia di età.

Per la prima volta la scienza dimostra, quindi, la reale e troppo sottovalutata efficienza della musicoterapia grazie ad a questa indagine svolta su 251 bambini dagli 8 ai 16 anni che soffrivano di disturbi psicologici severi di tipo emotivo, comportamentale e/o sociale, e con un terzo di essi in piena depressione.

Durante lo studio questi giovani dovevano continuare ad assumere antidepressivi ma la metà di essi, scelti a caso, avevano in più un programma di musicoterapia animata realizzata da specialisti, da seguire: laboratori di improvvisazione libera di 30 minuti per 12 settimane. I professionisti suonavano o facevano suonare i giovani secondo il desiderio del bambino e avevano a disposizione diversi strumenti.
Per valutare i risultati sono state usate diverse scale di valutazioni come la stima in se stessi, la depressione o ancora il rapporto con la famiglia e con la società prima del programma e dopo tre mesi dall’applicazione di esso.

Al termine delle 12 settimane gli studiosi hanno rilevato una riduzione significativa dei sintomi depressivi nei bambini che avevano seguito il programma di musica. Hanno anche registrato un aumento dell’autostima e dei miglioramenti nella comunicazione orale, in particolare per gli adolescenti dai 13 ai 16 anni.
E’ la prima volta che uno studio fornisce risultati solidi. Inoltre la fase successiva ai tre mesi, ancora in corso, sembra migliorare ancora le condizioni dei pazienti. Scambio, comunicazione e creatività sono le scelte vincenti – spiega Sam Porter, responsabile del lavoro presso l’università di Queen a Belfast insieme a Valerie Holmes. – L’idea non è quella di sostituire gli antidepressivi ma di offrire una terapia complementare per questi bambini in condizioni difficili. Lo studio a lungo termine ci dirà se poi potranno essere ridotti anche gli antidepressivi”.

Difficile spiegare come e perché la musica riesce in questa cura. “Quel che sappiamo è che la musica è un vettore cerebrale che riattiva i neuroni e crea nuovi collegamenti. Suonare il piano migliora, ad esempio, la motricità nelle persone con lesioni cerebrali; il canto o la composizione può migliorare il linguaggio in certi individui asociali” illustra Emmanuel Bigand, professore dell’Università di Bourgogne.

 

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