Inutili e troppo costosi. I Google Glass potrebbero rivelarsi il più grande flop della tecnologia di inizio millennio.
Lo scorso marzo ci eravamo già occupati dei Google Glass, in particolare riguardo la loro presunta capacità, mediante apposito software, di leggere le emozioni. Si prevedevano già incassi milionari e una eventuale applicazione in campo medico, già sperimentata con successo in Italia l’aprile scorso.
Oggi a distanza di diversi mesi l’entusiasmo sembra essersi spento. La prima uscita in commercio prevista per Natale slitta già a gennaio, in molti pensano che la data verrà spostata ulteriormente. Cosa non va a Mountain View? Ad oggi nove sviluppatori su sedici si sono defilati dal progetto e il suo ideatore, Babak Parviz si è dimesso; gli investitori col ritiro di Twitter si stanno dileguando, i beta tester lamentano gravi carenze nell’assistenza tecnica, eccetera.
Quel che colpisce è soprattutto il prezzo, che non sembra essere proporzionato alla sua utilità (meno di un iPhone 6) e praticità (al momento decisamente scarsa). Si va dai 1500 ai 600 euro (una sorta di versione ridotta per i meno abbienti) e gli esperti di merketing sono stati categorici: «Il mercato non è pronto» (cfr. l’articolo di Caterina Minucci, Il Fatto Quotidiano, 18 novembre 2014) ed il grande filosofo e linguista Noam Chomsky li ha apostrofati – non a torto – come «ridicoli» e «orwelliani».
Non di meno la loro utilità a livello medico e industriale non dovrebbe essere sottovalutata così presto, in fondo anche questi sono dei “mercati”, che i potenziali investitori non dovrebbero trascurare.