Lavorare la notte fa invecchiare più velocemente il cervello

24 Novembre 2014
Aurora Scudieri
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lavoro di notteNon tutti i lavori sono uguali. Ci sono quelli più faticosi fisicamente e quelli più stressanti psicologicamente. Secondo uno studio franco-britannico, il lavoro notturno e quello con orari sempre diversi, favoriscono la formazione di diversi problemi di salute quali l’ulcera, malattie cardiovascolari, alcuni tipi di tumore e problemi cognitivi sul nostro cervello dai quali è comunque possibile riprendersi a cinque anni dalla sospensione dell’attività lavorativa.

Pubblicato sulla rivista medica Occupational and Environmental Medicine, lo studio mostra come lavorare la notte o ad orari sempre differenti, a lungo termine, danneggia la memoria, l’attenzione e la reattività dell’individuo.

Per ottenere queste conclusioni i ricercatori hanno studiato 3232 dipendenti della Francia del sud con una età dai 32 ai 62 anni, e, suddivisi in due gruppi: i primi lavoratori con orari normali, gli altri lavoratori ad orari non fissi. Questi altri avevano avuto almeno 50 giorni di lavoro di notte durante l’anno.
Per mettere in comparazione le loro capacità cognitive i due gruppi sono stati sottoposti a dei test neurologici in tre momenti diversi: nel 1996, 2001 e 2006.

Dopo aver incrociati i dati i ricercatori hanno scoperto che le persone che hanno lavorato a lungo in orari sempre differenti presentavano un declino cognitivo, processo naturale nell’invecchiamento dell’essere umano, nettamente più veloce degli altri. L’abbassamento del punteggio ottenuto equivaleva “ad un invecchiamento cognitivo di sei anni e mezzo” spiega Jean-Claude Marquié, direttore presso il CNRS di Toulouse che ha diretto lo studio, ossia, per una persona di 40 anni, le performance erano quelle di una persona di 46,5 anni. La causa sarebbe lo stress prodotto dalla disincronizzazione biologica del corpo per chi traduce in una crescita dell’ormone cortisol. “Questo ha effetti tossici sull’ippocampo, ossia sul cervello, in che avrebbe come conseguenza una alterazione delle capacità cognitive”, suggerisce Jean-Claude Marquié.

Anche dopo la sospensione del lavoro notturno gli effetti negativi sul cervello proseguono per almeno cinque anni” spiega il ricercatore “ma la buona notizia è che dopo questi cinque anni ritroveranno le capacità cognitive della nostra età”.

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