Panspermia – Dimostrata la resistenza del DNA ai viaggi spaziali

3 Dicembre 2014
Giovanni Pili
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Una delle tesi riguardo l’origine della vita ne sposta la sede – e dunque la diffusione – nello Spazio, aumentando quindi la possibilità che si sia sviluppata anche al di fuori della Terra.

panspermiaSi chiama Panspermia. Proprio in questo momento la sonda Philae sta raccogliendo campioni sulla superficie di una cometa, nella speranza di vedere confermata questa ipotesi.

Per la vita il DNA è l’elemento fondamentale. Anche se non è detto che non possano formarsi altri mezzi di trasmissione dell’informazione genetica in altri pianeti; non di meno, se ammettiamo la teoria della Panspermia è molto probabile che questa catena di acidi nucleici si sia affermata anche altrove nel Cosmo. Il quesito fondamentale allora è se effettivamente il vuoto dello spazio e l’atmosfera di un pianeta, con cui il mezzo di trasporto su cui si trova (cometa o asteroide) non rappresentino un ostacolo.

Oggi sappiamo che il DNA sopravvive eccome ai viaggi spaziali. I ricercatori di Zurigo Cora Thiel e Oliver Ulrich hanno piazzato molecole di DNA artificiale sulle pareti di un razzo Texus-49, lanciato dalla Svezia nel 2011.

I risultati sono stati pubblicati su Plos One ed hanno lasciato esterrefatti i ricercatori. Ben il 35% del DNA era ancora attivo e in grado di trasmettere informazioni una volta innestato in cellule coltivate in laboratorio. Questa ricerca assieme alla recente scoperta di Raffaele Saladino ed Ernesto Di Mauro al Dubna Jinr di Mosca, riguardante la possibilità che i raggi solari possano dare origine al “brodo primordiale” nel vuoto dello spazio, ci fa sentire sempre meno soli.

Effettuare la prova del nove, ovvero trovare tracce di vita su comete e asteroidi, non sarà comunque una passeggiata. Non di meno abbiamo buoni motivi per sperare. Oggi sappiamo che vale la pena cercare. La scoperta dei ricercatori svizzeri rivela anche un problema, piuttosto serio, dal momento che questo dimostra anche la possibilità concreta di inquinare tutti i corpi celesti in cui le missioni spaziali si imbatteranno, con elementi organici terrestri. Dal momento che le condizioni ambientali estreme potrebbero causare mutazioni repentine, anche se trovassimo vita al di fuori della Terra, dovremmo comunque tenere a freno ogni facile entusiasmo e verificare che non si tratti di clandestini a bordo.

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