Le donne guadagnano il 18% in meno degli uomini

30 Dicembre 2014
Aurora Scudieri
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donne managerSiamo diversi: fisicamente, caratterialmente e nella nostra busta paga. La differenza tra i sessi è un dato di fatto e, nonostante le quote rosa e le battaglie femministe, le cose sembrano cambiare molto, molto lentamente. Soprattutto in ambito lavorativo dove “il sesso debole” è raramente a capo e guadagna sempre e comunque di meno.

A confermarlo è un rapporto realizzato dall’Organizzazione internazionale del lavoro che ha analizzato sul netto la differenza di salari tra uomini e donne in 38 paesi del mondo.

Lo scarto, nel 2010, sarebbe stato in media del 18 %. Lo studio parla di uno scarto che, tra i 38 paesi analizzati, andrebbe dal 4 al 36 %.Al primo posto per differenza ci sono gli Stati Uniti, mentre il paese dove l’eguaglianza tra i sessi è più reale è la Svezia. Ma neppure un paese fa registrare donne meglio pagate dei colleghi maschi.

Bisogna comunque dosare questi risultati” spiega Patrick Belser, autore del rapporto. Lo studio, infatti, cambia leggermente se vengono messi a confronto con soggetti con età, livello di educazione, titolo di studi e percorso professionale simile. Una volta presi di riferimento questi fattori sorge quella parte “inspiegabile” che dimostra la discriminazione sul posto di lavoro, spiega l’esperto.

“La discriminazione, quindi, c’è” aggiunge Patrick Belser. Negli Stati Uniti, però, ad esempio, gran parte delle differenze si basano sulla differenza di scolarizzazione e categorie professionali tra i sessi. Lo scarto cala di 8 punti percentuale quando si mettono a confronto soggetti “simili”.In Europa tra i migliori c’è la Germania con uno scarto di solo 4%.

Altra rivelazione dello studio: fare figli frena la crescita del proprio stipendio. Secondo l’Organizzazione, ad esempio, in Messico le madri guadagnano il 33 % in meno delle donne senza figli.
Per colmare queste ingiustizie il rapporto consiglia di “condividere le responsabilità familiari” con un congedo per la nascita di figli che coinvolga anche i padri, come fanno da anni molti paesi nordici, come la Svezia che impone ai papà un congedo obbligatorio ma anche lavorare sui nidi, privati e pubblici, per permettere alle madri di riprendere serenamente il lavoro.

L’ineguaglianza dei salari deve porsi al centro dei dibattiti politici” conclude Patrick Belser che sottolinea l’importanza, da parte dei governi “di realizzare delle leggi ad hoc per colmare queste differenze”.

 

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