L'esposizione a ftalati in gravidanza crea danni al cervello del feto

2 Gennaio 2015
Aurora Scudieri
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ftalatiE’ la prima volta che un gruppo di ricercatori americani scopre un nesso tra l’esposizione in utero ad alti livelli di ftalati, sostanze chimiche, e un quoziente intellettivo basso all’età di 7 anni. Saponi, smalti, rossetti. I ftalati vengono spesso utilizzati come plastificanti e sono presenti anche in molti prodotti di uso corrente. Quando la donna incinta viene esposta a lungo a ftalati questi potrebbero bloccare lo sviluppo celebrale del feto.

Per la prima volta alcuni ricercatori dell’università americana della Columbia sono riusciti a trovare un legame tra l’esposizione prenatale a ftalati e il Quoziente intellettivo di bambini in età scolare. Questo studio, pubblicato sulla rivista scientifica americana PLOS One, dimostra che i bambini che, nell’utero, vengono esposti ad alti livelli di ftalati hanno, in media, un QI inferiore, all’ingresso nella scuola elementare, rispetto a quelli che non lo sono stati. Gli autori dello studio hanno seguito 328 newyorchesi incinte con livelli economici modesti e l’evoluzione del proprio bimbo. Nelle urine delle future madri hanno misurato, nel terzo trimestre di gravidanza, il livello di cinque tipi di ftalati. Il QI di bambini è inseguito stato registrato quando questi avevano 7 anni.

Risultato: coloro che in utero erano stati esposti a concentrazioni più alti di ftalati DBP e DiBP avevano un QI da 6,6 a 7,6 punti più basso di coloro che non vi erano stati esposti. “Il livello di questa differenza di QI è scioccante – stima Robin Whyatt, uno dei professori che ha diretto lo studio – Un calo di sei o sette punti potrebbe avere conseguenze sostanziali sul successo scolastico e il potenziale professionale del bambino”.

Eppure il livello di ftalati registrato non era esagerato, ma entro i limiti di quello consentito dal governo degli Stati Uniti nel Centro di controllo e prevenzione delle malattie.Eppure negli Stati Uniti le donne incinta sono esposte a ftalati quotidianamente” spiega Pam Factor-Litvak, professore di epidemiologia alla Columbia. Dal 2009 negli Usa diversi tipi di ftalati vengono vietati in giocattoli e altri articoli per bimbi. Ma nessuna campagna è partita per informare le donne incinta e le ftalati non compaiono quasi mai nelle liste di composizioni di un prodotto. In Europa la presenza di DBP in un cosmetico è stata vietata e l’UE ha limitato se non quasi vietato il proprio utilizzo in imballaggi alimentari.

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