Sempre più parti in casa. L'obiettivo del governo inglese

4 Gennaio 2015
Aurora Scudieri
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parto in casaE’ probabile che lo abbia fatto tua nonna o la tua bisnonna, ma difficile che lo abbia scelto tua sorella. Eppure il parto in casa torna di gran moda e soprattutto viene sostenuto dai governi che lo vedono come un modo per tagliare i costi del Servizio sanitario.

Se non si tratta di una gravidanza a rischio, se il feto è sano e la mamma in salute, le inglesi vengono spinte dalle autorità sanitarie a far nascere il proprio bambino sotto il tetto familiare o in quelle che vengono chiamate “case di nascita”.
La posizione del National Institute for Health and Care Excellence (Nice) è chiara: meno parti in ospedale
Secondo il Nice, l’equivalente della nostra Ausl, le donne al secondo figlio e il cui parto non presenti alcun possibile rischio dovrebbero partorire, con la presenza di una ostetrica, nella propria casa.
Esistono prove scientifiche che dimostrano che un parto in casa sotto la supervisione di una ostetrica è più sicuro che non in ospedale, per le donne che non presentano alcuna complicazione. Il numero di interventi, come il ricorso al forcipe o all’epidurale, è infatti molto più basso senza che la salute del nuovo nato subisca danni” spiega l’istituzione sul proprio sito web con tanto di statistiche sottomano. “I parti a domicilio assicurano la stessa sicurezza sanitaria che i servizi gestiti da ostetriche“, prosegue, sostenendo comunque il rispetto della “libertà di scelta” per ogni donna.

Vengono escluse, da questo suggerimento, le donne con profilo a rischio: oltre 35 anni, sovrappeso, obesità, ipertensione.
Il livello di rischio associato ad un parto a casa, anche sotto assistenza di una ostetrica, è tema di grande dibattito e presenta due schieramenti diversi. Il collegio americano di ostetricia (ACOG) stimava, nel 2011 che la mortalità dei bambini veniva raddoppiata, se non addirittura triplicata, nel casi di parto a casa rispetto a quelli in ospedale. Un altro studio americano, pubblicato nel 2013 nell’American Journal of Obstetrics and Gynecology dopo una ricerca svolta su 13 milioni di nascite, concludeva che il rischio veniva addirittura moltiplicato per dieci.

In Gran Bretagna la reazione al suggerimento del Nice è arrivata subito. Catherine Bennett, editorialista del The Guardian, parla dello scandalo nel riportare le donne a dover riprovare “dolore nel parto”, dato che in casa l’epidurale non verrebbe praticata.
La giornalista mette anche in guardia sulle inuguaglianze sociali: “Non tutti hanno i mezzi per pagarsi un parto in acqua (che diminuisce il dolore) e c’è chi non ha neppure l’acqua calda per riempire la vasca“, commenta Catherine Bennett.
The Daily Mirror, si interroga sulle motivazioni economiche che hanno spinto il Nice a fare queste raccomandazioni. “Un parto a casa costa 1066 sterline (1356 euro), contro le 1450 sterline (1845 euro) in una casa di nascita e le 1631 sterline (2076 euro) in ospedale“.

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