I locali che hanno fatto la storia della musica Rock

12 Gennaio 2015
Imma I.
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Quante volte abbiamo sognato di vivere in un’epoca diversa e di poter assistere dal vivo ad alcune esibizioni, ad alcuni concerti?
Quante volte avremmo voluto trovarci sotto al palco per sentire quelli che erano gruppi emergenti e che poi sono diventati leggenda?
Fare la fila fuori i locali più cool e poi riuscire ad entrare?
Molti di quei luoghi hanno fatto da cornice agli esordi di importanti artisti della musica rock: Patti Smith, Iggy Pop, Lou Reed, Rolling Stones, The Doors, e tanti tantissimi altri.
Ma quali erano i più famosi, qual è stata la loro storia?
Io avrei tanto voluto trovarmi lì…
Avrei voluto essere a San Francisco quando nel Fillmore Auditorium di Bill Graham si esibivano i Jefferson Airplane, The Grateful Dead, Jimi Hendrix, i Doors o Frank Zappa.

Quando i vignettisti più importanti dell’epoca (Moscoso, Griffin, e altri), espressione di quell’arte psichedelica che iniziò a diffondersi proprio in quel periodo, disegnavano a mano le locandine degli artisti che si sarebbero esibiti la sera. Aiutando ad alimentare quella fama che nel tempo avrebbe fatto crescere sempre di più i locali di Graham.

In molti nel tempo hanno criticato Bill Graham, il magnate della musica, ma bisogna riconoscergli che in pochissimi anni riuscì a creare un movimento musicale importantissimo, a rendere San Francisco il centro, e quando aprì anche sulla East Coast, il successo fu immediato e doppio. Grazie anche alla Factory di Andy Warhol. Fu lui a portare lì i Velvet Underground e Nico. A New York si esibirono anche i Led Zeppelin, The Who e i Pink Floyd.

Tutto del Fillmore fa epoca: la programmazione con il gusto dell’insolito e del sorprendente, i ricchi cartelloni con tre, quattro ore di musica, i colorati poster psichedelici di Rick Griffin, di Victos Moscoso, dei Mouse Studios che consegnano il rock alla storia della grafica. E le leggendarie feste di Capodanno, dalle 9 di sera alle 9 del mattino: un’orgia di rock, colazione inclusa.”

Alcuni musicisti dicevano che Bill Graham sfruttava le loro esibizioni e li pagava pochissimo, fatto sta che la maggior parte di loro hanno avuto un grandissimo successo e li ricordiamo ancora oggi.
Del resto la storia è sempre la stessa e anche oggi chi fa musica dal vivo, o suona in vari locali, riceve paghe bassissime, ma è la passione per quest’arte a spingere a fare meglio, ad ottenere il successo.
I Fillmore morirono con Bill Graham, quando il suo elicottero privato si schiantò a Vallejo, California, la notte del 25 Ottobre 1991. Con lui persero la vita anche la sua compagna e il pilota.

Mi sarebbe piaciuto essere al Max’s la sera in cui Bruce Springsteen vi ha esordito con la E Street Band, o durante il fermento del glitter rock per vedere dal vivo, il giovanissimo David Bowie.
Il Max’s Kansas City fu aperto da Mickey Ruskin nel dicembre del 1965 e in poco tempo divenne a New York il punto di riferimento di musicisti, artisti e poeti.
Situato al 213 di Park Avenue South, non si conosce bene l’origine del nome, l’unica certezza è che sia stato il poeta Joel Oppenheimer a suggerirlo a Ruskin.
Il punk rock esordì in questa struttura, qui si esibirono Patti Smith, The New York Dolls, i Ramones, e Sid Vicious dopo lo scioglimento dei Sex Pistols, ma il declino iniziò proprio in questi anni, quando un nuovo locale segnò la storia della musica: il CBGB & OMFUG.

CBGB bowery OMFUG rock punk

Letteralmente acronimo di “Country Blue Grass Blues and Other Music For Uplifting Gourmandizers”, fu aperto il 10 Dicembre 1973 da Hilly Kristal.
L’obiettivo iniziale era che il locale fosse un luogo di ritrovo per gli amanti della musica country, blues e bluegrass, ma divenne famoso con l’avvento della musica punk diventando poi il fulcro della scena punk newyorkese.
Il locale iniziò ad ottenere una certa visibilità nel 1974, quando iniziarono a suonare dal vivo i Television e poi i Ramones, che qui si esibirono per la prima volta nel marzo del 1974.
In poco tempo si alternarono sul piccolissimo palco del CBGB i Talking Heads,Tuff Darts, MC5, Blondie e moltissimi altri esponenti della scena musicale dell’epoca.
Il locale negli anni ha continuato ad offrire una programmazione punk, ma Hilly Kristal fu costretto a chiuderlo in seguito a una lunga controversia legale con i proprietari dell’immobile. Era il 30 Settembre 2006. Krystal promise di riaprire a Las Vegas nel 2008, ma non fece a tempo perché morì il 28 Agosto 2007.

Ho preso tutto, i banconi, il palco, i cessi dove Joey Ramone ha fatto la pipì insieme a me. Ho preso tutto ciò che ha fatto di questo posto il CBGB!”

Sarebbe stato carino assistere a una delle scenate di gelosia di Connie Gripp verso Dee Dee Ramone, o beccare Iggy Pop seduto a uno di quei tavoli…
Al Mercer Arts Center la musica era diversa invece, nel senso più letterale possibile.
Qui si riunivano e si esibivano soprattutto esponenti della no wave come Brian Eno, David Byrne, Elliott Sharp, e tantissimi altri.
Aperto nel 1971 da Steina e Woody Vasulka, ha cambiato sede, ma è tutt’oggi operativo; si propone ancora di lanciare artisti emergenti in vari campi oltre la musica, quali la letteratura, la danza, la regia.

Impossibile non menzionare in questo pezzo il Whisky a Go Go, noto anche come whiskey, ma come si vede dall’insegna il nome corretto è Whisky.

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Aperto l’11 Gennaio 1964 in un’ex centrale della polizia, riprese l’idea della prima discoteca aperta a Parigi nel 1947, frequentata da marinai americani che trapiantarono l’idea nella West Hollywood in California.
Anche qui vi sono esibiti tra i più grandi: Aerosmith, The Byrds, Alice Cooper, The Doors, Toto, Jimi Hendrix, Black Sabbath, The Who, Led Zeppelin, Oasis, Elvis Costello, Nirvana, Guns ‘N’ Roses.
Il locale gode di buona salute ed è possibile ancora oggi assistere a concerti dal vivo dei gruppi più famosi.
Tra i vari locali americani ricordiamo anche il Kenny’s Castaways, il Club 82, il Phoebe’s, il Mabuhay Gardens.
Per alcuni sono luoghi di perdizione e di musica ‘satanica’, per altri luoghi di culto da visitare in memoria degli artisti più amati, per altri ancora il ricordo di un’epoca musicale che ha cambiato il mondo e che non potrà più tornare.
Per me la nostalgia e la possibilità di raccontare qualcosa di cui realmente amo scrivere e parlare.

Imma I.

(photo fonte web)

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