Lo stress blocca l'empatia verso gli estranei

3 Febbraio 2015
Aurora Scudieri
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empatiaVeniamo a conoscenza che un nostro vicino di casa è molto malato o che la moglie dell’amico di un amico ha perso il lavoro e la cosa non ci tocca minimamente? Tutto dipende dal nostro livello di stress.

Se il dolore o la sventura di un estraneo ci pesa meno di quella di un parente o un amico dipende dallo stress, così conclude uno studio americano-canadese pubblicato sulla rivista Current Biology.

Gli studiosi hanno invitato alcuni studenti a partecipare ad un test che mirava a calcolare il loro livello di empatia, ossia la capacità di condividere e provare le emozioni degli altri. Il primo test mirava a calcolare il livello di dolore provato difronte allo spettacolo di un amico che soffriva per aver immerso la mano nell’acqua gelida per 30 secondi. I partecipanti si sono inseguito sottoposti allo stesso esercizio ma con difronte agli occhi uno sconosciuto. Questi test sono poi stati ripetuti dopo aver somministrato agli studenti dei medicinali contro lo stress.

Durante la prima fase del test i partecipanti hanno dichiarato di sentirsi nettamente più tristi alla vista di un dolore provato da un amico rispetto a quello di uno sconosciuto. “L’empatia era forte tra i giovani che si conoscevano e praticamente assente tra le persone poco familiari” spiega il professor Jeffrey Mogil, autore dello studio e neurologo presso l’università McGill di Montréal. Dopo la somministrazione di medicinali contro lo stress, tutti hanno dichiarato di sentirsi in uno stato compassionevole sia difronte al dolore dell’amico che difronte a quello dello sconosciuto. Hanno inoltre mostrato maggiore dispiacere nell’espressione del loro viso mentre vedevano la pensona non vicina soffrire, rispetto al primo test.

L’empatia provata verso gli estranei aumenta quando gli ormoni dello stress vengono bloccati con un medicinale” sottolinea il professor Mogil, come se questo fosse una barriera verso le emozioni. “Questo studio dimostra dunque che lo stress prodotto dal cervello può agire come una barriera sul sistema empatico”.

La squadra del professor Mogil ha non solo trovato l’origine del problema ma anche la possibile soluzione. Per analizzare più a fondo l’ostacolo all’empatia verso gli estranei prodotto dallo «stress social», hanno offerto ai giovani che non si conoscevano la possibilità di giocare ad un videogioco insieme prima di ripetere l’esperimento. Dopo solo 15 minuti gli sconosciuti hanno mostrato già una maggiore empatia verso gli altri. “Giocare ad un videogioco con uno sconosciuto ha provocato gli stessi effetti del medicinale. I giovani erano meno strassati e il ghiaccio si è sciolto” commenta Mogil.Una esperienza così comune e semplice come quella di divertirsi insieme permette di far passare una persona dalla categoria -estranio- a quella di – amico – alzando il livello di empatia” aggiunge. “Questo studio dimostra che le strategia che mirano a far abbassare lo stress sociale possono contribuire a riparare un deficit empatico e alzare l’empatia”. Una semplice interazione psicosociale tra due esseri permette quindi di ridurre lo stress e alzare la compassione. “Questi risultati sollevano numerose questioni anche molto affascinanti, dato che sappiamo che la mancanza di empatia è il centro di diversi traumi psicologici e conflitti sociali”.

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