Tra punk e vita bucolica: intervista agli Shak&Speares

23 Febbraio 2015
Veronica Valli
Per leggere questo articolo ti servono: 3minuti

 

shak2

Correva l’anno 2010 quando, all’ombra del Vesuvio, nasceva la band degli Shak&Speares, formata da Frank, Louis, Al e Max, meglio conosciuti come i Fratelli Marlowe. Con un misto di new wave, post punk e qualche venatura di folk, il gruppo ha iniziato a farsi piano piano conoscere in tutta Italia ed il loro disco d’esordio “Gagster” ha ricevuto un certo successo di pubblico e critica. Nel 2014 sono tornati con un nuovo lavoro discografico, “Dramedy”, a cui è seguito un tour che li ha portati in giro per la Penisola. YOUng li ha incontrati per conoscerli meglio ed ecco quello che ci hanno raccontato.

Iniziamo con una curiosità, magari un po’ banale però è interessante. Come mai vi chiamate Shak&Speares?

Beh…innanzitutto va detto che abbiamo cominciato a suonare così per gioco e allora un gioco, anzi un “prendersi gioco”, non poteva mancare anche nel nostro stesso nome: siamo i “fratelli Marlowe” (dal Christopher “Kit”storico “rivale” di Shakespeare) ed abbiamo un gruppo che si chiama The Shak&Speares!!!. Per noi la musica è divertimento, è staccare la spina dal mondo e ballare e scuotersi e urlare e poi ancora ballare…e allora lo sfottò al grande Bardo, con quel rimando al verbo “to shake”, ci stava proprio tutto!

Vi hanno definito una band “Punk-agreste”. Vi riconoscete in questa definizione?

Non ci piacciono le definizioni, preferiamo di gran lunga le accuse. A questa rispondiamo: “Colpevoli!”

Qual è il processo creativo della vostra musica? Insomma, come nasce una vostra canzone?

Come nascono le nostre canzoni? Nascono quando facciamo musica “non protetta”: senza gli anticoncezionali del pensare o dello studiare, quando lasciamo tutto fuori, chiudiamo la porta della sala prove e apriamo noi stessi.

Chi sono i vostri artisti/band di riferimento?

Non abbiamo veri e propri artisti/band di riferimento. Chi ama davvero suonare, ama anche ascoltare e noi ascoltiamo tanta e variegata musica: dai Gogol Bordello a Duke Ellington, da Gigione ai Vampire Weekend, passando per i Mumford And Sons e Chopin e poi tutto quello che Louis lascia in giro per casa!!!È ovvio che ciascuno di questi ascolti lasci un segno…o una nota!

Nel vostro disco “Dramedy” compare anche Vic Godard dei SubwaySect. Com’è stato lavorare con lui?

Vic ci ha davvero onorati con la sua presenza! Il fatto è che non sappiamo come SARÀ lavorare con lui: fra un paio di mesi dobbiamo ritinteggiare lo steccato per compensare la partecipazione. Ha lasciato tutto “on the table in the garden”, temiamo che nemmeno fra due mesi lo sapremo!

shak

Con chi vi piacerebbe collaborare, sia al livello nazionale che internazionale?

Ci piacerebbe molto collaborare con qualcuno che non vuole farlo, sia a livello nazionale che internazionale.

Parliamo di Sanremo, visto che siamo in area festival, almeno al livello temporale. Che ne pensate del Festival? Partecipereste mai?

Mmmh…(sono molto pensierosi, ndr) visto che cantiamo in inglese, a meno che non cambino il regolamento, la vediamo molto dura…piuttosto tra di noi abbiamo sia il biondo che il moro: ecco, come vallette saremmo perfetti!

Sanremo è considerata una buona vetrina soprattutto in questo momento storico così complicato per chi fa musica. Voi riuscite a vivere della vostra arte?

Questa domanda è da risposta a effetto!! È fuori discussione che oggi le casse di risonanza siano ricercate, ambite, travisate. Noi, in questo momento storico, facciamo i conti con un fatto molto semplice: la qualità della nostra vita deve molto alla musica e quindi è giusto pagare felicemente il proprio debito!

Rispetto alla domanda precedente, pensate che questa grossa crisi discografica finirà prima o poi? Ma soprattutto, secondo voi c’è una maniera di arginarla?

La nostalgia sta aumentando ed è un bene che nessuno oggi si preoccupi di arginare il fenomeno. Tutto il resto delle cose prima o poi finisce bene o male. In genere, quando il venditore del disco e l’autore corrispondono, il compratore sostiene, compra.

Grande classico delle domande. Progetti per il futuro?

Il grande classico è: “Si faccia una domanda, si dia una risposta e poi -aggiungiamo noi – pensando intensamente al Marzullone nazionale, si faccia un selfie…” Risultato? TERAPIA DI GRUPPO: uno dei nostri progetti per il futuro! …e poi c’è il tour che ricomincerà a breve ma questa è un’altra (bella) storia!

 

Gli Shak&Speares su Facebook

Gli Shak&Speares su Youtube

L'AUTORE
SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI