Memorie di vite pregresse, DNA e paure primordiali

26 Febbraio 2015
Giovanni Guarini
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La subcultura New Age, appannaggio di fricchettoni e intellettuali, abbracciava concetti nuovi che per essere compresi o almeno accettati richiedevano una mentalità aperta e una grande voglia di raggiungere nuovi potenziali, psicologici, sociali e spirituali. Tanto grande era questa voglia che in tanti si buttavano a capofitto a supportare teorie pseudoscientifiche, parapsicologiche e per tanti spesso ridicole.

 

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“… al mondo effimero della nostra coscienza essi comunicano una vita psichica sconosciuta, appartenente ad un lontano passato; comunicano lo spirito dei nostri ignoti antenati, il loro modo di pensare e di sentire, il loro modo di sperimentare la vita e il mondo, gli uomini e gli dei. L’esistenza di questi stati arcaici costituisce presumibilmente la fonte della credenza nella reincarnazione e nella credenza di vite anteriori” (C.G.Jung)

 Illuminati pensatori hanno cercato nei secoli di spiegare razionalmente le memorie di vite pregresse, la telepatia, le intuizioni, qualcuno come Carl Jung aveva ipotizzato teorie come quella dell’inconscio collettivo, ora considerate molto meno strane di cento anni fa. Un contenitore psichico universale, comune a tutti gli esseri umani, con dentro scritte le nozioni di base, degli archetipi comuni a tutti e che esisterebbero anche prima dell’esperienza.

Alcuni parapsicologi già molti anni fa avevano preso il via da queste teorie e avevano supposto che l’istinto, come il ricordo di vite passate potessero essere in realtà memorie, scritte e tramandate tramite i geni, o il DNA se vogliamo essere più moderni.

Uno studio recente (2013) dell’Emory University, ha aggiunto qualche tassello che potrebbe aiutare a capire che tutte o tante di queste ipotesi possano scaturire da un solo meccanismo, ora provato scientificamente.

 

I topini figli e nipoti non avevano fatto l'esperienza elettrizzante di venire "stimolati" mentre detto odore era nell'aria, eppure mostravano evidenti segni di stress (chiamiamolo paura) appena lo sentivano.

I topini figli e nipoti non avevano fatto l’esperienza elettrizzante di venire “stimolati” mentre detto odore era nell’aria, eppure mostravano evidenti segni di stress (chiamiamolo paura) appena lo sentivano.

Gli scienziati hanno notato che se dei topolini venivano torturati (amorevolmente) in presenza di uno specifico odore (acetofenone) poi trasmettevano alla loro progenie e a quella successiva la paura associata a questo particolare odore, presente per esempio nei fiori di mandorlo o di ciliegio.

Chiaramente avevano ereditato questa paura “salva-vita” dai loro antenati.

 

 

 

 

Mi chiedo se invece i loro antenati avessero cominciato a squittire storie di diavoletti dispettosi che odoravano di aceto-squit-fenone e che si divertivano a dargli la squit-scossa. E cosí si spiegherebbe anche la storia dei Poltergeist!

Questo esperimento parrebbe spiegare per esempio le paure innate, tipo quella dei ragni o degli uccelli che magari hanno aggredito i nostri avi e questi se lo son segnato nel DNA. Ma anche, visto che bene o male quasi tutti al mondo pare abbiamo antenati comuni potrebbe anche spiegare il tanto difficile concetto di inconscio collettivo. Se le memorie vengono trasmesse con i geni, i ricordi di vite passate riguarderebbero, appunto vite già vissute, ma da altre persone, i nostri avi. Se al mondo siamo tutti imparentati allora non è difficile capire che parte delle nostre memorie ancestrali sia condivisa universalmente. Rimane da capire come ci incastra la telepatia e la New Age.

Un fenomeno iniziato negli anni sessanta ma poi rilanciato negli anni ’90 in piena era New Age era quello degli Indigo Children, questi bambini che pareva avessero delle capacità particolari, come quella della telepatia, quella di ricordare vite passate o di muovere oggetti con il pensiero. Alcune delle caratteristiche che distinguevano gli Indigo, oggi fanno parte della lista dei sintomi di deficit di attenzione, come l’iperattività (cospirazionisti state calmi!) che oggi si curano comodamente con degli ottimi psicofarmaci. Alcuni di questi bambini sono stati diagnosticati con sindromi tipo dislessia e impedimento dell’apprendimento, salvo poi dimostrarsi più capaci dei coetanei “sani” perchè appunto usavano il cervello in modo diverso o, come lo descrive la dott.ssa Janine Talty, tridimensionale piuttosto che bidimensionale.

 

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  Cito a memoria alcuni pezzi del suo libro bestseller “Indigo Awakenings“, dove racconta di un bambino che non riusciva a leggere i numeri finchè gli fu chiesto di immaginare che i suoi occhi stessero su un’arancia ad un palmo sopra la sua testa e che cosi facendo riusciva non solo a leggere i numeri che aveva di fronte ma anche quelli scritti sulla lavagna della classe accanto…

Lei stessa era stata bollata in tenera età come dislessica e perciò con poca probabilità di riuscire a scuola. Oggi è un affermatissimo medico osteopata, specialista della sindrome di Lyme e del riequilibrio naturale degli ormoni, ha un altissimo rating professionale e gode della stima del mondo scientifico. Una lettura che vi consiglio.

 

Il cervello degli Indigo, riuscirebbe ad afferrare concetti e connessioni a cui noi pian piano ci stiamo avvicinando, come la telepatia per esempio o come una visione differente dello spazio e del tempo. Quando stiamo pensando a qualcuno e costui ci telefona in quel preciso momento, ci meravigliamo un po’, ma non andiamo in giro a raccontare questa cosa portentosa che ci è capitata, non farebbe notizia. Cose come queste  ci capitano sempre più spesso e la cosa sta diventando sempre più normale. Stiamo pian piano afferrando il concetto che siamo tutti connessi, che siamo un organismo unico, con una sua coscienza che appartiene a tutti, anche se ci sembra di vivere la vita come singoli organismi con solo una coscienza propria…

Gli scienziati forse dovrebbero fare un altro piccolo sforzo e cominciare a pensare tridimensionalmente, concedersi ipotesi come quella che la paura innata dei topolini di seconda generazione fosse dovuta tanto all’esperienza fatta dai loro antenati, quanto a quella fatta dagli scienziati, che una volta fatta quella esperienza era stata vissuta dalla coscienza globale e che anche questi topolini ne facevano parte. È un passo che bisogna fare se vogliamo comprendere, se vogliamo evolverci e cominciare a vivere in una nuova era.

Nessuno però dirà mai che questo importante passo verso il salvo evolutivo o salto quantico che porterà finalmente l’umanità intera ad un altro livello di coscienza, poveri topini, lo dovremo a loro.

 

Poveri topini.

GG

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