Un uomo su dieci ha il pene storto

18 Marzo 2015
Aurora Scudieri
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pene stortoMagari non è come tutti gli altri. Ma chi dice cosa sia la normalità? È una malattia poco nota e fastidiosa, che tocca dal 3 al 9% degli uomini, con un picco intorno ai 50 anni ma che già a 20 si può presentare invadente.

La sindrome di La Peyronie, dal medico che intorno al 700 la studiò, si presente come una vistosa curvatura del pene in erezione. Problema risolvibile solo con la chirurgia, dato che, come dimostrato in uno studio tedesco, terapia meno invasive sono inefficienti.

La sindrome di La Peyronie è dovuta alla formazione di placche dure sul pene, il che, in erezione, lo curvano. La causa della malattie è ancora sconosciuta, ma l’ipotesi più comune è che si tratti di microtraumi ripetuti durante il coito, che rilasciano un sistema immuno-infiammatorio cicatrizzante. Questo sarebbe responsabile dell’indurimento, sotto forma di placche che ne fanno perdere l’elasticità.

La curvatura del pene è visibile ad occhio nudo, spesso nella parte alta, e alle volte può superare i 90°. Un uomo su due affetto dalla malattia sente anche dolore durante l’erezione, soprattutto nei primi anni in cui la malattie insorge, e ha molte difficoltà nella penetrazione. La maggior parte, inoltre, soffrono di una perdita di fiducia in se stessi, e alle difficoltà ad avere un rapporto sessuale si aggiunge la vergogna. Negli anni il dolore tende a sparire, ma l’infiammazione persiste.

Uno studio svolto su 246 uomini affetti da poco da questa sindrome mostra che, per il 12 % di essi, c’era stato un miglioramento dopo un anno, una situazione non variata per il 40 % e un peggioramento per il 48 % di essi.

Fino ad oggi i medicinali utilizzati per il caso si sono dimostrati inefficienti e la chirurgia, che mira a ridurre le placche, viene invece maggiormente utilizzata perché riesce a migliorare la curvatura. Per quanto riguarda invece il dolore, degli analgesici e antinfiammatori vendono normalmente prescritti.

Un’altra tecnica molto utilizzata negli ultimi anni consiste nel tentare di distruggere le placche con una macchina che emette vibrazioni, e i risultati sembrano essere notevoli. Ma uno studio tedesco, da poco pubblicato sulla rivista Journal of Sexual Medicine, sembra voler far calare gli entusiasmi dato che conclude che questo metodo, oltre ad essere inefficiente, avrebbe anche la tendenza di aggravare la deformazione in alcuni pazienti.

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