L'«affinity therapy», i cartoni animati per aiutare i bimbi autistici

16 Aprile 2015
Aurora Scudieri
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Owen SuskindTopolino, Paperino, Cars, Peppa Pig. La passione per questi piccoli personaggi fantastici potrebbe dare vita ad una nuova cura per i bambini autistici.
La chiamano «affinity therapy», o terapia per affinità e forse cambierà il modo di approcciarsi a bimbi con l’autismo, patologia alla quale ancora non si è realmente capito come approcciarsi.
Il progetto è ancora agli albori, ma in molti ci credono. Messa a punto all’università di Rennes, in Francia, l’«affinity therapy» viene sostenuta da psicoterapeuti e genitori che hanno deciso di sottoporre i propri figli a questo nuovo approccio terapeutico.

Dietro la metodologia, però, non ci sono dei medici con molte lauree e specializzazioni ma Ron e Cornelia Suskind, genitori di un piccolo, allora dell’età di 3 anni, affetto da autismo, Owen, oggi 23enne.
Abbiamo sviluppato questa terapia per affinità dopo aver realizzato, a 6 anni e mezzo, che Owen aveva imparato a memoria decine di cartoni animati Disney”, spiega Ron, giornalista del Wall Street Journal.

Andando contro esperti e terapeuti, i quali sono più inclini a vietare gli interessi troppo vivi dei pazienti, e quindi rischiando di aumentare il proprio isolamento, già grave, e altri propensi ad utilizzarli solo come mezzi di ricompensa o punizione, Ron e Cornelia hanno invece deciso di utilizzare le passioni del proprio figlio per creare con lui un contatto, sino ad allora, impossibile.
La loro avventura, narrata da Ron in un libro pubblicato ad aprile 2014 negli Stati Uniti (Life Animated) ora potrebbe diventare una vera e propria terapia da applicare a molti altri piccoli pazienti.
L’esperienza di una singola famiglia, la forza di due genitori, quindi, potrebbe diventare una vera terapia.

Inventare o imparare la lingua del proprio figlio. Ron Suskind infatti racconta, “Cornelia conosce la lingua di Owen”.
L’idea di poggiarsi sulle passioni di un bimbo autistico è di farne la base per instaurare un contatto significa dimostrare al piccolo che si prendono sul serio i propri interessi e che li si vogliono condividere con lui. Una “Disneyterapia”, che ha dato ai genitori la chiave per entrare nel cuore di Owen con i film Disney dai quali lui si è creato un linguaggio tutto suo.

La terapia di Owen si è basata sui dialoghi dei suoi personaggi dei cartoni animati preferiti, dialoghi imparati a memoria con i quali i genitori sono riusciti a dialogare con il bambino. Lo psicologo del Silver Spring (Maryland), Dan Griffin, che segue Owen dall’età di 13 anni racconta di aver visto in lui un cambiamento significativo. “Era come il giorno e la notte paragonato ai miei altri tentativi di interagire con lui. Quando recitava sembrava sempre vivo e presente”.

Se alcuni specialisti ancora si tengono a distanza dall’Affinity therapy altri terapeuti sono pronti a rimettere in discussione i propri approcci comportamentali per allontanare i comportamenti problematici e aumentare l’autonomia del piccolo.

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