Nuove tecnologie rendono la psiche delle nuove generazioni più veloce e automatica

8 Maggio 2015
Aurora Scudieri
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nuove tec psicheUn “cambiamento celebrale” che può essere paragonato, secondo alcuni studiosi al “cambiamento climatico”.
Internet ha modificato le nostre vite, come un uragano, cambiando il nostro stile di vita, le nostre abitudini e anche il nostro carattere. Ci ritroviamo così a “dover” fotografare ogni cosa che vediamo, a “dover” raccontare ai social ogni cosa che facciamo, a “dover” passare la serata sul nostro smartphone. Difronte a questo utilizzo morboso ed esagerato delle nuove tecnologie, numerosi ricercatori hanno iniziato ad analizzare le eventuali mutazioni celebrali e cognitive che, specialmente tra i giovani, questo produce.

Il Dottor Olivier Houdé, direttore del dipartimento di psicologia dello sviluppo e dell’educazione del bambino dell’ospedale CNRS-La Sorbonne, ha così deciso di analizzare la generazione cresciuta tra videogiochi e telefonini scoprendo che questi giovani hanno acquisito competenze celebrali, in velocità e automatismi, che le generazioni precedenti non avevano.

Il cervello resta uguale ma sono i circuiti utilizzati a variare. Difronte ad uno schermo le nuove generazioni hanno una specie di sfruttamento delle competenze, come un treno del celebrale che va dall’occhio, fino al pollice che spinge sullo schermo. Utilizzano soprattutto una zona del cervello per migliorare la velocità di decisione in diretto collegamento con le emozioni. Ma ciò è a discapito di un’altra funzione di questa zona, più lenta, che si occupa della sintesi personale e della resistenza cognitiva”.
Bisognerebbe, secondo lo studioso, insegnare ai nostri figli a “educare il cervello, per resistere ai nostri impulsi. Una vera sfida per la scienza cognitiva e per la società di oggi”.

Il mondo virtuale, quindi, viene accusato di penetrare nella nostra intimità. Basta guardarsi intorno per vedere come ha modificato alcuni comportamenti: l’incapacità di restare concentrati su una conversazione o su un documento, la semplicità nel “disconnettersi” da un rapporto umano come ci si disconnette da un social network.

Un altro studio, sul tema, è stato realizzato dallo studioso, filosofo, Hervé Fischer, il quale ha concluso che i giovani di oggi sono “più vulnerabili” all’alienazione resa possibile dalla Rete, dato che misurano la propria esistenza sui social network, ma la cosa riguarda, sempre di più anche gli adulti: “Si ha la sensazione di avere una vita sociale solo perché si hanno centinaia di amici sulla Rete, o che siamo molto attivi e intraprendenti perché commentiamo moltissimo su Facebook. Viviamo una pseudo realizzazione di noi stessi, virtuale, e questo nuovo ‘oppio del popolo’ può fare molto male a chi ha una esistenza già molto frustrante”.

Anche alcuni studi inglesi hanno dimostrato l’impatto di Internet sulle nostre menti. Come la nota specialista di Alzheimer, Susan Greenfield, che ha parlato di un “cambiamento celebrale” simile al “cambiamento climatico”. Quello che preoccupa sono i cambiamenti della personalità provocati da un utilizzo intenso di Internet: “E’ quasi come se un evento non esistesse fino a quando non è stato postato su Facebook, Bebo o YouTube” scrive sul Daily Mail. “Aggiungete a ciò tutte le informazioni personali oramai consegnate ad Internet, data di nascita, di nozze, numero di telefono, conto in banca, foto delle vacanze, e diventa difficile di trovare il limite della nostra individualità. Una sola cosa è sicura: questi limiti tra quello che è personale e quello che è pubblico si stanno assottigliando sempre più”.

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