Cosa mangeremo nel futuro: carne senza carne, insetti e cibo in 3D

13 Maggio 2015
Aurora Scudieri
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cibo virtuale 2Bistecca senza carne, insetti e pomodori geneticamente modificati.

Si chiama tech food, ed è l’utilizzo di nuove tecnologie per produrre cibo sano, limitando l utilizzo di concimi e pesticidi. L’obiettivo, infatti, è quello di nutrire tutti gli abitanti del pianeta applicando le nuove scoperte tecnologiche dell’agricoltura.

Attualmente 1 miliardo di persone nel mondo non mangia a sufficienza mentre 1,5 miliardi è in sovrappeso. E la popolazione passerà da 7 a 9 miliardi di abitanti entro il 2050. La soluzione per rispondere a questo aumento di ‘bocche da sfamare’ è trovare nuovi alimenti o nuovi modi per produrli.

Ogni nazione cerca di fare il suo: la Francia, ad esempio, con l’INRA lavora alla trasformazione dei pesci carnivori di allevamento cercando di trasformarle in specie vegetariane, che si nutrano solo di crocchette vegetali, il tutto conservando il proprio sapore originale (programma che dovrebbe dare i propri frutti negli anni a venire).

Altri scienziati, in laboratori sparsi in tutto il mondo, lavorano alla creazione di cibo completamente nuovo. Nel 2013, l’olandese Mark Post, ricercatore all’università di Maastricht, ha proposto la degustazione del primo ‘steak’ fatto di cellule muscolari di bovino riprodotte e ingrassate in provetta.

Vantaggi di questa carne in vitro: non ci sarebbe più bisogno di allevamenti, che consumano tantissima acqua e che contribuiscono per il 18% all’effetto serra. Svantaggi: questo prototipo di carne ha un costo di 300 000 euro, e un gusto abbastanza deludente…per il momento.

Altre tecnologie si basano su pasti virtuali. Il Project Nourished, con sede a Los Angeles, propone di servire cubi di gelatina a base di alghe, prodotti non da un cuoco provetto ma da una stampante in 3D. Un casco che conduce in una realtà virtuale, con un generatore di aromi e una forchetta connessa si scambiano informazioni, per dare l’illusione di mangiare dei bei pezzettoni di carne.

cibo virtualeSecondo il sud coreano Jinsoo An, all’origine dell’idea, tutto ciò basterebbe per avere una sensazione piacevole di un pasto, con un impatto ecologico minimo.

Ma se la commercializzazione e l’accettazione da parte di noi buon gustai di questa invenzione “futurista” sembra una cosa assai remota, l’Organizzazione della Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) spinge invece al consumo di insetti che sarebbero custodi di proteine animali preziose, e il cui consumo migliorerebbe la condizione dell’agricoltura e dell’alimentazione mondiale.

Ma si tratta di pasti sporadici, come quelli delle feste, rari e abbondanti. Secondo l’Agenzia per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, infatti, il rischio legato al consumo di insetti sarebbe evidente dato che questi per anni si sono nutriti di pesticidi. Se allevati a dovere, la produzione di queste bestioline porterebbe, però, più vantaggi che svantaggi. Sono necessarie quattro volte in meno di cibo e mille volte in meno d’acqua per produrre 1 kg di insetti, rispetto ad 1 kg di carne di bovino. Senza contare che l’allevamento di insetti emette dieci volte in meno di gas dannoso per l’effetto serra.

Grilli e scarabei ma anche alghe nell’insalata e super pomodori-bio resistenti al clima, maionese senza uova o pasta che porti benefici a chi ha problemi cardiovascolari.

La rivoluzione agro alimentare è alle porte e se i nostri nonni mangiavano solo per piacere, noi soprattutto facendo attenzione alla bilancia, i nostri figli, forse, vedranno il cibo come un momento virtuale che serve a tenersi in vita e a tenere in vita l’ambiente in cui vivono.

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