L'alimentazione blocca il declino cognitivo

9 Giugno 2015
Aurora Scudieri
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anziani declino cognitivioMente sana in corpo sano. E il corpo sano si ottiene con una alimentazione corretta, talvolta fatta di piccoli sacrifici. Ma ne vale la pena. Non invecchiamo tutti allo stesso modo, alcuni mantengono la mente e i ricordi freschi, altri, invece, perdono colpi a causa di alcune malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Gli ultimi studi dimostrano i benefici di una attività fisica regolare, del sonno e del consumo moderato di vino, ma mancava, secondo gli scienziati, ancora qualcosa. Due studi pubblicati questo mese, uno nella rivista Neurology, l’altro in JAMA Internal Medicine, analizzano l’impatto dell’alimentazione nel declino cognitivo.

Il Professor Andrew Smyth e i suoi colleghi dell’Istituto di ricerca sulla salute della popolazione, presso l’università McMaster di Hamilton (Canada), hanno avuto l’idea di prendere i dati di 27.860 uomini e donne a rischio cardiovascolare, integrati in alcuni studi (Ontarget e Transcend) che analizzavano i benefici dei medicinali contro l’ipertensione. I soggetti provenivano da 40 paesi diversi ed erano stati sottoposti ad un test sulla memoria (il MMS) due volte nel giro di cinque anni.

«Abbiamo analizzato l’adesione degli intervistati ad una buona alimentazione, senza soffermarci su una dieta particolare», spiega il professor Andrew Smyth, all’origine dello studio su Neurology. I benefici sembrano evidenti su un gruppo del 20 % dei partecipanti che avevano una alimentazione migliore, vale a dire quella che comprendeva frutta, legumi e pesce. Ma non è stato solo questo gruppo a mostrare effetti positivi. «Abbiamo osservato la causa-effetto – spiega il professor Smyth – più le persone mangiavano sano e meno avevano un declino cognitivo». La media era di tre punti nel test MMS, un valore importante, soprattutto se la differenza si vede in quelli effettuati dopo 5 anni, ossia quando la vecchiaia avanzava.

Lo studio realizzato presso l’università di McMaster non può però, purtroppo, essere determinante, dato che si basa su dati tratti da altri studi e soprattutto è stato fatto su soggetti con diete differenti, proprio come invece era già stato fatto dai ricercatori spagnoli dell”Hospital Clinic di Barcellona. Questi hanno infatti analizzato come evolvevano le funzioni cognitive di 334 persone, con una età media di 67 anni, su una durata di circa 4 anni. Un terzo di essi avevano ricevuto consigli nutrizionali generici (mangiare meno grassi) mentre gli altri due terzi dovevano seguire una dieta mediterranea con un supplemento di olio extravergine o noci.

Risultato: questi ultimi due gruppi hanno visto la propria memoria migliorare mentre era andata peggiorando nel primo gruppo che invece non aveva seguito la dieta mediterranea.

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