Iran, nasce Collettivo di donne contro 'nasi rifatti'

12 Giugno 2015
Aurora Scudieri
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Modificare i propri tratti del viso è un po’ come tradire le proprie origini. Così il ‘naso importante’ è stato a lungo simbolo di opulenza e nobiltà ma oggi è spesso oggetto di bisturi e, soprattutto in Iran, dove è una delle caratteristiche fisionomiche dominanti, non fa più sognare.

iran naso

Contro la scelta di eliminare questo tratto tipicamente iraniano, è nato un collettivo di donne che ha scelto di pubblicare sui social network la propria foto con un viso “naturale” e non rifatto.

Dopo aver diffuso foto senza il velo, le giovani iraniane ora difendono su Facebook la propria bellezza naturale. Nasce così un collettivo che si oppone alla rinoplastica e a tutti quei nasi rifatti, piccoli e identici tra loro. Queste nuove femministe affermano di voler combattere contro “un nuovo standard di bellezza”.

Il 26 aprile scorso Maryam, ideatrice della pagina Facebook, ha postato la foto di un viso femminile accompagnato dal commento: «Essere belle risponde ad una pressione psicologica imposta dalla società. (…) Come se la chirurgia del naso rendesse più bello il Paese! » aggiungendo « Mandate le vostre foto con un naso naturale. » Questo annuncio ha subito superato i 2000 likes e da allora migliaia di foto di nasi “veri” arrivano ogni giorno alla pagina.

« Il gruppo non vuole creare una lotta tra naso rifatto e naso naturale. Ma è importante ascoltare pareri diversi.», spiega la creatrice del gruppo sul sito IranWire, ricordando che alcune si fanno operare a 14 anni.

In Iran la chirurgia plastica è una “tradizione” e sottopporsi ad una operazione è motivo di fierezza che, addirittura, eleverebbe lo status social. Inoltre l’ayatollah Khomeini, padre della rivoluzione islamica, ha autorizzato il ricorso alla chirurgia estetica e da allora i giovani affollano gli studi dei chirurghi per rifarsi il naso e avere un volto “perfetto”. Lo dimostrano anche i numeri.

L’Iran fa registrare il più elevato numero di renoplastiche al mondo: ogni anno circa 200.000 persone, di cui la maggiorparte è donna, vanno sotto i ferri per sottoporsi a questa operazione.

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