YOUng Storia: La Comune di Parigi – Prima parte

19 Marzo 2014
Giovanni Pili
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«La Comune non sorse, il 18 marzo 1871, né spontaneamente, né improvvisamente». (Edouard Vaillant)

Seconda parte
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CommunebarricadeCharonneLe cause che portarono alla Comune sono radicate nell’epoca del secondo impero; un regime liberale autoritario, che si reggeva sulle spalle della classe contadina e della neonata classe operaia. La crescente massa di lavoratori salariali con la nascita della Prima Internazionale Socialista porta alla formazione di una coscienza di classe che ispira violenti scioperi, il risveglio dell’anticlericalismo e delle tesi repubblicane. Gli esiti disastrosi della guerra franco-prussiana del luglio 1870, saranno la goccia che fa traboccare il vaso. Cade l’impero e il 4 settembre viene instaurata la Terza Repubblica. Inizialmente anche i rivoluzionari giacobini e blanquisti sostengono la repubblica borghese in quanto continua la guerra contro i prussiani.

Il 31 ottobre il popolo insorge con l’appoggio della Guardia Nazionale, che all’indomani del “simulacro di Buzenval” assalta il municipio, ma viene fermata dal Generale Vinay. Molte città francesi avevano già un’amministrazione autonoma, cosa che il governo repubblicano rifiutava ai parigini; questo lo si deve specialmente al fatto che la città era ormai una pentola a pressione pronta a esplodere. Oltre ad un divario tra classi molto ampio reso ancor più evidente dalle ristrettezze della guerra abbiamo anche una Guardia Nazionale che per via della situazione apre le sue fila alla popolazione, armandola. L’orgoglio dei cittadini in armi viene umiliato con l’ingresso – seppur simbolico e a tempo limitato – dei prussiani.

Con l’armistizio del 28 gennaio 1871 i forti parigini sono consegnati al nemico, Guglielmo I e Bismarck entrano nella capitale in trionfo coi soldati francesi disarmati. I prussiani vennero isolati in una zona circoscritta di Parigi, di cui la popolazione in armi sorvegliava i confini. Viene eletta l’8 febbraio l’Assemblea Nazionale; la rappresentanza repubblicana libertaria è in minoranza rispetto alle fazioni conservatrici. I giornali di estrema sinistra sono soppressi; i capi rivoluzionari come Blanqui sono condannati a morte in contumacia. Il 15 febbraio il governo inasprisce i suoi provvedimenti togliendo la paga alla Guardia Nazionale e rimuovendo la moratoria sugli affitti aggravando la già precaria situazione dei cittadini parigini. Così si costituisce il Comitato Centrale della Guardia Nazionale, al quale aderiscono – ammutinandosi – oltre 230 battaglioni su 260. il Comitato è sostenuto dalle sezioni cittadine dell’Internazionale e dalle federazioni sindacali.

Il 15 marzo 1871 Thiers, capo del Governo, fa ricorso all’esercito per sopprimere una volta per tutte i disordini. La Guardia Nazionale nel frattempo dall’inizio del mese con una sottoscrizione raccoglie 227 cannoni, e altre armi che distribuisce nei quartieri popolari. Uno dei siti principali dei cannoni era Montmartre. I prussiani se ne andarono dopo poco tempo ma la capitale continuava ad essere accerchiata dalle truppe regolari. Il compito dei militari di Thiers era quello di sequestrare i cannoni.

Gli scontri con l’esercito regolare cominciano il 18 marzo all’alba; presi a cannonate e circondati dalla folla i soldati governativi sono immobilizzati; inoltre gran parte dei suoi reparti fraternizzano col popolo e disarmano i propri ufficiali. Il comandante Claude M. Lacomte, che ordinò di sparare sulla folla venne disarcionato dal suo cavallo; sarà poi fucilato, assieme al generale Thomas, odiato ex comandante della Guardia Nazionale, “arrestato”, nei boulevard esterni, dalla folla. La situazione si fa sempre più incandescente tanto che il governo deve trasferirsi a Versailles; la sera stessa il sindaco J. Ferry abbandona il municipio che sarà presto la sede della Commune de Paris.

Una delle speranze dei comunardi era rivolta all’intero popolo francese, affinché come nel 1789 si unisse alla capitale, il 19 marzo rivolsero così un proclama a tutti i francesi:

«La rivoluzione comunale cominciata dall’ iniziativa popolare del 18 marzo, inaugura una nuova era di politica sperimentale, positiva, scientifica. La fine del vecchio mondo e del governo clericale, il militarismo, la burocrazia, lo sfruttamento, la speculazione, monopoli, privilegi, ai quali il proletariato deve la sua schiavitù, le disgrazie del paese e disastri. … Noi, cittadini di Parigi, abbiamo la missione di compiere la rivoluzione moderna, la più ampia e fertile di tutti coloro che hanno illuminato la storia. Noi abbiamo il dovere di combattere e vincere».

Il progetto nella sua interezza prevedeva una federazione dei comuni autonomi francesi, secondo quelle che erano le tesi di Proudhon e dello stesso Kropotkin, che esaltò il modello dei comuni medievali.

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